Disse Giotto: - Lascia far me.
E partissi. E Giotto, essendo rimaso, pensa fra sé medesimo: "Che vuol dir questo? sarebbemi stato mandato costui per ischerne? Sia che vuole; mai non mi fu recato palvese a dipignere: e costui che 'l reca è uno omicciatto semplice, e dice che io gli facci l'arme sua, come se fosse de' reali di Francia; per certo io gli debbo fare una nuova arme". E così pensando fra sé medesimo, si recò innanzi il detto palvese, e disegnato quello gli parea, disse a un suo discepolo, desse fine alla dipintura; e così fece. La qual dipintura fu una cervelliera, una gorgiera, un paio di bracciali, un paio di guanti di ferro, un paio di corazze, un paio di cosciali e gamberuoli, una spada, un coltello, ed una lancia.
Giunto il valente uomo che non sapea chi si fosse, fassi innanzi e dice: - Maestro, è dipinto quel palvese?
Disse Giotto: - Sì bene; va' recalo giù.
Venuto il palvese, e quel gentiluomo per proccuratore il comincia a guardare, e dice a Giotto: - O che imbratto è questo che tu m'hai dipinto?
Disse Giotto: - E' ti parrà ben imbratto al pagare.
Disse quelli: - Io non ne pagherei quattro danari.
Disse Giotto: - E che mi dicestù che io dipignessi?
E quel rispose: - L'arme mia.
Disse Giotto: - Non è ella qui? mancacene niuna?
Disse costui: - Ben istà.
Disse Giotto: - Anzi sta mal, che Dio ti dia, e dèi essere una gran bestia, che chi ti dicesse: "chi se' tu?" appena lo sapresti dire; e giungi qui, e di': "Dipignimi l'arme mia". Se tu fossi stato de' Bardi, sarebbe bastato. Che arma parti tu? di qua' se' tu? chi furono gli antichi tuoi? deh, che non ti vergogni! comincia prima a venire al mondo, che tu ragioni d'arma, come s'tu fussi il Dusnàm di Baviera. Io t'ho fatta tutta armadura sul tuo palvese; se ce n'è più alcuna, dillo, ed io la farò dipingere.
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