NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Risposono che ben lo farebbono. Torello, recatosi in concio, che era gottoso e debole, si mette il grembiule, e chinasi e fa chinare gli altri a pigliare il detto porco per le gambe, e fannolo cadere in terra. Come egli è in terra, Torello che avea attaccato il coltellino alla coreggia, se lo reca in mano, e volendo fedire il porco per ucciderlo, e standoli col ginocchio addosso e senza brache, e 'l figliuolo essendo andato per un catino per la dolcia, appena era il ferro entrato nella carne un'oncia, che 'l porco comincị a gridare; l'altro che era sotto una scala, sentendo gridare il compagno, corre e dà tra' calonaci di Torello. Come il ferito sente il compagno venuto alla riscossa, furiosamente dà un guizzo ś fatto, che caccia Torello in terra. In questo giugne il figliuolo, e Torello dice:

     - Tu se' stato tu, che non torni mai.
     - Anzi tu.
     - Anzi tu.
     E con questa tenzione il porco, uscito lor tra le branche, corre per un androne, e l'altro porco drietoli, e dànno su per una scala. Torello levatosi, e 'l figliuolo, dicono: - Oimè! male abbiamo fatto.
     Dànno su per la scala dietro a' porci, là dove il sangue per tutto zampillava. Giunti in sala, caccia di qua, caccia di là, e quella ferito dà in una scanceŕa tra bicchieri ed orciuoli, per forma e per modo che pochi ve ne rimasono saldi.
     Alla per fine il porco s'accosṭ al pozzo ch'era su la sala e gittovvisi dentro, e l'altra porco drietogli.
     Quando Torello vede questo, dàssi delle mani su l'anche dicendo: - Oimè, or siam noi diserti; - e fassi alle sponde guardando nel pozzo. - Che faremo e che diremo?


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