NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Alla per fine e' s'andò per due beccai che desseno e consiglia ed aiuto: e dissono voleano d'ogni porco fiorini uno a trargli del pozzo. Torello, veggendosi mal parato, disse: - Sie fatto.
     E domandarono se gli volea uccidere, perocché laggiù convenìa s'uccidessino. Disse di sì: - Fate tosto, e fate come voi volete.
     Allora l'unò s'armò come se andasse a combattere, e con uno coltello appuntato a spillo andò giuso, ed in brieve dopo gran pena gli uccise, e legati prima l'uno e poi l'altro alle funi del pozzo, gli tirarono fùori: dell'acconciatura poi gli pagò quella se ne venìa, che fu forse un altro forino. L'acqua del pozzo rossa di sangue umano e di sangue porcino, convenne che in poco tempo si rimandasse e lavasse il pozzo più di otto volte, e costò bene fiorini tre. I porci non ebbono dolce, la carne fu tutta livida e percossa, e fu assai di peggio. Or questo risparmio fece questo valente uomo, ch'e porci valeano forse dieci fiorini, ed egli ne spese forse poi altrettanti, senza le beffe che furono via più.

     La novella detta, per alcun giovane fu già scritta, e molto più lungamente, perocché mette ch'e porci andarono in cucina ed in quella tempestarono ciò che v'era. E questo non fu vero; perocché quello della cucina avvenne a uno gentiluomo de' Cerchi, vicino di Torello, che, sentendosi più giovane e meglio in gambe di lui, volle provare d'uccidere un suo porco; il quale da lui fedito, come questo, sì gli uscì tra mani, e correndo su per la scala, imbrattando ogni cosa col sangue, n'andò in cucina, e là fece gran danno, tempestando ciò che v'era.


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