Levatosi la mattina Mino molto per tempo, ed ancora ragguardando per ogni buco, nella fine, avendo assai cercato, aprì l'uscetta e venne nella bottega: e 'l suo garzone aperse la porta di fuori da via della detta bottega. Ed in questo guardando Mino questi suoi crocifissi, ebbe veduto due dita d'uno piede di colui che coperto stava.
Dice Mino fra sé stesso: "Per certo che quest'è l'amico". E guardando fra certi ferramenti, con che digrossava e intagliava quelli crocifissi, non vide ferro esser a lui più adatto che un'ascia che era tra essi. Presa quest'ascia, ed accostatosi per salire versa il crocifisso vivo, per tagliarli la principal cosa che quivi l'avea condotto, colui, avvedutosi, schizza con un salto, dicendo: - Non ischerzar con l'asce; - e levala fuori dell'aperta porta. Mino, drietoli parecchi passi, gridava: - Al ladro, al ladro; - colui s'andò per li fatti suoi.
Alla donna, che tutto avea sentito, capitò un converso de' frati predicatori che andava con la sporta per la limosina per lo convento. Andato su per le scale, come talora fanno, disse: - Frate Puccio, mostrate la sporta, ed io vi metterà del pane.
Quegli la diede. La donna, cavato il pane, vi mise il fardellino che l'amante avea lasciato, e sopra esso gittò suso il pane del frate e quattro pani de' suoi, e disse: - Frate Puccio, per amor d'una donna che recò qui questo fardellino dalla stufa, dove pare che il tale ier sera andasse, io l'ho messo sotto il pane nella vostra sporta, acciocché nessuno male si potesse pensare; io v'ha dato quattro pani; io vi priego (ché egli sta presso alla vostra chiesa) quando n'andate, che voi glielo diate a lui, che 'l troverete a casa; e ditegli che la donna della stufa gli manda i suoi panni.
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