E dai piedi tocca le gambe: - Benedetto sia tu, Jesu, che sì belle gambe creasti.
Va al ginocchio: - Sempre sia lodato il Signore, che così bel ginocchio formò.
Tocca più su le cosce: - O benedetta sia la virtù divina, che si nobil cosa generò.
Dice la romita: - Giovanni, non andar più su, ché c'è lo 'nferno.
Dice Giovanni: - Ed io ho qui con meco il diavolo, che tutta il tempo della vita mia ho cercato di mietterlo in inferno; - ed accostossi a costei, mettendo il diavolo in inferno, comeché con le mani un poco si contendesse.
E dicea: - Che è questo, Giovanni, che tu fai? noi ci saremmo tutte confessate da te, ed io spezialmente, e tu tieni così fatti modi.
Dice Giovanni: - Credi tu che Jesu abbia fatta la tua bellezza, perch'ella si perda? Non lo credere.
Quando Giovanni fu stato quello che volle, tornò alla sua proda. L'altre due romite, che forse aveano fatto vista di dormire, dice quella che è allato a Giovanni da lato del mura: - Oh che tregenda è questa istanotte, Giovanni? In verità di Jesu, che tu ci fai poco onore, e non dovevi entrare nel letto nostro.
Dice Giovanni: - O santa sie tu; che credi tu che io abbia fatto altro che bene? Io non ci ho detto parola, che non abbia lodato il Salvadore. E poi non pensare, che alla vostra fragilità se non fosse aiutato, il demonio piglierebbe gran possa sopra di voi; e quello che io ho fatto appunto sta così; - e fassi verso costei e comincia a' piedi, come all'altra; e tutto, come avea fatto a lei, fece a costei.
Sentendo ha terza il tramestio; ed essendo stata in ascolto, dice: - In buona fé, Giovanni, se noi t'aprimmo, tu ce n'hai renduto buon merito.
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