NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Il contadino scese nella fossa, e subito chinatosi, ebbe fatto un ponte, che vi sarebbe passato su un bue; e 'l capo maestro gli dà il canestruzzo della biada che lo metta dall'altra parte, ed egli pianamente con ingegni tanto fece, che il detto porco passò Rubicone. Passato il porco, poco stettono che giunsono alla magione, donde s'erano partiti; ed essendo tre dì presso a San Tommè, che piglia il porco per lo pè, avendo costui un altro porco in casa allevato, deliberò quella notte col suo compagno uccidere l'uno e l'altro, e per debito che avea, mandarli a Firenze a un suo amico tavernaio e farne danari, e così feciono. E abbruciati e sparati, e cavate e rigovernate le cose dentro, gli appiccarono in una cella terrena, e serrarono l'uscio. La mattina vegnente dice il lavoratore e alcun vicino a costui: - O che avea istanotte il tuo porco?

     E que' risponde: - Avea male per lui, perocché io l'ho morto; io ho a dare danari a certe persone, e m'hanno posto l'assedio; io lo voglio vendere e pagare ognuno.
     Dicono coloro: - Oh non vendere almeno i migliacci, fa' che noi n'abbiamo.
     - Ben'aremo de' migliacci! ché mai di piccolo porco come quello non credo che tanta dolcia uscisse.
     Era forse libbre cencinquanta: l'imbolato era trecento. Stato un pezzo e mangiato, ed egli e 'l suo compagno andarono a Firenze, e a uno tavernaio dal Ponte alla Carraia; e con lui parlato di vendere due porci morti e acconci, che gli stimavano libbre quattrocencinquanta, ed essendo in concordia del pregio, disse gli mandasse la seguente mattina; e così si partirono, e diede l'ordine fatto, come udirete. Tornato che fu la sera in contado, dice il gentiluomo da beffe al suo compagno: - Tu sai, che del porco intero si paga alla porta quaranta soldi e, pagando lire quattro, mi gitterebbe mala ragione; prestami domattina l'asino tuo, e cogli di molto alloro, e fa' d'esserci per tempo, ché io ho pensato che io non pagherò se non quaranta soldi d'amendue. Il Comune ruba tanto altrui, che io posso ben rubar lui.


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