NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     (Novella CXLVI)



     LA FRITTATA NEI CALZONI
     Volendo frodare un ricco di danari la gabella, s'empie le brache di uova. Essendo detto a' gabellieri, quando passa il fanno sedere, e tutte l'uova rompe, impiastrandosi tutto di sotto; e, pagando il frodo, rimase vituperato.

     L
     A novella detta di sopra mi fa ricordare d'un'altra novella d'un ricco fiorentino, ma più misero e più avaro che Mida, il quale, per frodare una gabella di meno di sei denari, ne pagò, con danno e con vergogna, maggior quantità, benché s'armasse il culo con una corazza di guscia d'uova.
     Fu adunque un tristo ricco di ben ventimila fiorini, il quale ebbe nome Antonio (il soprannome non voglio dire, per onore de' suoi parenti), il quale, trovandosi in contado e volendo mandare a Firenze ventiquattro o trenta uova, disse il fante: - E' si vuole dare la gabella, perocché le quattro pagano uno denaio di gabella.

     Quando questi ode dire questo, piglia il canestro, e chiama il fante, e vassene in camera, e dice: - A ogni tempo è buona la masserizia; io voglio risparmiare questi danari.
     E detto questo, e prese a quattro a quattro l'uova, alzandosi il lembo dinanzi, cominciasele a mettere nelle brache. Dice il fante: - Oh! ove le mettete voi? oh! voi non potrete andar per la via.
     Dice Antonio: - Nòe? ell'hanno un fondo in giuso, queste mie brache, che ci capirebbono le galline che l'hanno fatte, non che l'uova.
     Il fante si volse, e fecesi il segno della santa croce per maraviglia. E Antonio, intascato che ebbe l'uova si mette in cammino, e andava largo, come s'egli avesse avuto nelle brachi due pettini da stoppa; e quando fu presso alla porta, disse al fante: - Vattene innanzi, e di' a' gabellieri, sostengano un poco la porta.


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