NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Quelli si scuote un poco; un altro alza subito e dice: - Egli ha piene le calze d'uova.
     Antonio dice: - Deh, state cheti, ch'elle son tutte rotte: io non sapea altrove dove metterle; e questa è piccola cosa, quanto alla gabella.
     Dicono i gabellieri: - Elle dovettono essere parecchie serque.
     Dice Antonio: - In lealtà, ch'elle non furono se non trenta.
     Dicono i gabellieri: - Voi parete un buon uomo, e giurate in lealtà; come vi dobbiamo noi dare fede? Quando voi frodate il comune vostro d'una piccola cosa, ben lo areste d'una grande; e sapete, ch'e' dice: "Can che lecchi cenere, non gli affidar farina" Or bene, lasciateci una ricordanza, e domattina ci conviene andare a maestri a dire questo fatto.
     Dice Antonio: - Oimè! per Dio, io sarei vituperato; togliete ciò che voi volete,

     Dice uno di loro: - Deh non facciamo vergogna a' cittadini: paga per ogni uovo danari tredici.
     Antonio mette mano alla borsa, e paga soldi otto; e poi dà loro un grosso, e dice: - Togliete, bevetegli domattina; ma d'una cosa vi prego, che non ne diciate alcuna cosa a persona; - e così dissono di fare; ed egli si partì col culo nello intriso e bene impiastrato.
     E giunto a casa, dice la moglie: - Io credea che tu fossi rimasto di fuori; che ha' tu tanto fatto?
     - Gnaffe! - dice costui - non so io; - e mettevasi le man sotto, e andava largo com'un crepato.
     Dice la donna: - Se' tu caduto?
     E quelli dice ciò che intervenuto gli era. Come la donna l'ode, comincia a dire: - Doh! tristo sventurato, trovassi mai più questo o in favola, o in canzone? benedetti sieno li gabellieri, che ti hanno vituperato, come eri degno.


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