NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Ed elli dicea: - Deh, sta' cheta.
     Ed ella dice: - Che sta' cheta? che maladetta sia la ricchezza che tu hai, quando tu ti conduci a tanta miseria! volevi tu covar l'uova, come le galline quando nascono i pulcini? non ti vergogni tu, che anderà questa novella per tutta Firenze, e sempre ne serai vituperato?
     Dice Antonio: - Li gabellieri m'hanno promesso non dirlo.
     Dice la donna: - Oh, questo è l'altro tuo senno! Ché non fa domane sera, che ne sarà ripiena tutta questa terra, - e così fu come la donna disse.
     E Antonio rispondea: - Or ecco, donna, io ho errato; de'si mai restare? errasti tu mai tu?
     Disse la donna: - Maisì, ch'io posso avere errato, ma non di mettermi l'uova nelle brache.
     E quelli dicea: - Oh! tu non le porti.
     E la donna dice: - Mal'e danno s'io non le porto; e se io le portassi, vorrei prima esser cieca, che aver fatto quello che tu; e ancora non apparirei mai tra persone. Quanto più vi penso, tanto più mi smemoro, che per due dinari tu sei vituperato per sempre mai: tu non doverresti mai esser lieto, se tu avessi conoscimento; ché pur io non apparirò mai tra donne, ch'io non me ne vergogni; credendo che tuttavia mi sia detto: "Vedi la moglie di colui che portò l'uova nelle brache".

     Antonio dicea: - Deh non dir più; gli altri se ne stanno cheti, e tu par che 'l vogli bandire.
     Dice la donna: - Io mi starò ben cheta, ma e' non se ne staranno quegli altri che 'l sanno. Io ti dico: "Marito mio, tu eri tenuto prima dappoco, e ora serai tenuto quello che tu serai". Io fui data a una gran ricchezza, ma e' si potea dire, a una gran tristezza.


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