Opere di letteratura italiana e straniera |
Fortunio adunque il giorno seguente, guarnito di rilucenti armi coperte di una sopraveste di raso bianco, di finissimo oro e sottilissimi intagli ricamata, montò sopra un possente ed animoso cavallo coperto di colore del cavaliere; e senza esser da alcun conosciuto, in piazza se ne gì. Il popolo, gia raunato al famoso spettacolo, veduto il prode cavaliere isconosciuto con la lancia in mano per giostrare, non senza gran maraviglia e come smemorato incominciò fiso a riguardano; e ciascuno diceva: - Beh, chi è costui che sì leggiadro e sì pomposo si rappresenta in giostra, e non si conosce? - Fortunio, nell'ordinata sbarra entrato, al suo rivale fece motto che entrasse; ed amenduo, abbassate le nodose lance, come scatenati leoni si scontrorono: e così grave fu del giovanetto il colpo nella testa, che il saracino toccò del cavallo le groppe, e non altrimenti che un vetro battuto ad un muro, nella nuda terra morto rimase. E quanti quel giorno in giostra ne incontrò, tanti furono da lui valorosamente abbattuti. Stavasi la damigella tutta allegra, e con ammirazione grandissima intensamente il riguardava, e tra sé stessa ringraziava Iddio che della servitù del saracino l'aveva deliberata, e pregavalo li desse la vittoriosa palma.
Giunta la notte, e chiamata Doralice a cena, non gli vi volse andare; ma fattisi portare certi delicati cibi e preziosi vini, finse non aver allora appetito di mangiare: ma facendole bisogno, al tardo sola mangerebbe. E chiusasi sola in camera, ed aperta la finestra, lo affezionato amante con sommo desiderio aspettò; e ritornatosi come la notte precedente, ambeduo insieme lietamonte cenorono. Dappoi Fortunio l'addimandò come dimane vestire si dovesse, ed ella a lui: - Di raso verde, tutto di argento ed oro finissimo ricamato: ed altressì il cavallo. - Ed il tutto fu tostamente la mattina essequito. Appresentatosi adunque in piazza, il giovanetto all'ordinato termine del torniamento entrò; e se il giorno avanti il suo gran valore aveva dimostrato, nel sequente vie più quello dimostrò. E la delicata donzella giustamente esser sua ognuno ad alta voce affirmava. |