NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Venuta la sera, la damigella, tra sé tutta gioconda, tutta giocosa ed allegra, finse quello istesso che nella precedente notte simulato aveva. E chiusasi in camera, ed aperta la finestra, il valoroso giovane aspettò, e con esso lui agiatamente cenò. E addimandatala da capo di che vestimento nel sequente giorno addobbar si dovesse, li rispose: - Di raso cremesino, tutto ricamato di oro e di perle; ed altresì la sopraveste del cavallo sarà in tal guisa guarnita, perciò che in tal maniera sarò ancor io vestita. - Donna, - disse Fortunio, - se dimane per aventura io fussi alquanto più tardo dell'usato nel venire in giostra, non ve ne maravigliate; perciò che non senza causa tarderò la venuta mia.
     Venuto il terzo giorno e l'ora del giostrare, tutto il popolo il termine del glorioso triunfo con grandissima allegrezza aspettava; ma niuno dei giostranti, per la smisurata fortezza del prode cavaliere incognito, ardiva di comparere. E la dimoranza del cavaliere troppo lunga non pur al popolo generava sospetto grandissimo, ma ancora alla donzella, quantunque della dimora ne fusse consapevole. E vinta da interno dolore, non se ne avedendo alcuno, quasi tramortita caddé. Ma poi ch'ella sentì Fortunio avicinarsi alla piazza, gli smarriti spiriti cominciorono a ritornare ai loro luochi. Era Fortunio d'un ricco e superbo drappo vestito, e la coperta del suo cavallo d'oro finissimo tutta dipinta di lucenti rubini, di smeraldi, di zaffiri e di grossissime perle, le quali secondo il giudizio universale un stato valevano. Giunto in piazza il valoroso Fortunio, tutti ad alta voce gridavano: - Viva, viva il cavalier incognito! - e con un spesso e festoso batter di mani fischiavano. Ed entrato nella sbarra, sì coraggiosamente si portò, che mandati tutti sopra la nuda terra, della giostra ebbe il glorioso trionfo. E sceso giù del potente cavallo, fu dai primi e dai maggiori della città sopra i loro omeri sollevato; e con sonore trombe ed altri musici stromenti, e con grandissimi gridi che givano in fino ai cielo, alla presenza del re incontanente lo portorono. E trattogli l'elmo e le relucenti arme, il re vide un vago giovanetto; e chiamata la figliuola, in presenza di tutto il popolo con grandissima pompa la fece sposare, e per un mese continovo tenne corte bandita.


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