NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Mentre che l'infelice reina dimorò in quel puzzolente luogo nudrendosi d'immondizie, Gordiana, moglie di Marmiato monaio, parturì un figliuolo, al quale puose nome Borghino; e quello con li tre amorevolmente allevò. Aveva Gordiana per sua usanza ogni mese di troncare alli tre fanciulli gli annodati e lunghi capelli: dai quali molte preziose gioie e grosse e bianche perle cadevano. Il che fu cagione che Marmiato, lasciata la vilissima impresa di macinare, presto ricco divenne; e Gordiana e i tre fanciulli e Borghino, molto largamente vivendo, amorevolmente godevano. Già erano venuti i tre fanciulli alla giovenil età, quando persentiro che di Marmiato monaio e di Gordiana figliuoli non erano, ma trovati in una cassettina che giù per lo fiume scorreva. Laonde molto si ramanicorono; e desiderosi di provare sua ventura chiesero da loro buona licenza, e si partirono. Il che non fu di contentamento di Marmiato e Gordiana; perciò che si vedevano privare del tesoro che usciva delle bionde loro chiome e della loro stellata fronte.

     Partitisi adunque da Marmiato e da Gordiana l'uno e l'altro fratello con la sorella, e fatte molte lunghe giornate, per aventura tutta tre aggiunsero in Provino, città d'Ancilotto re suo padre; ed ivi, presa una casa a pigione, insieme abitorono, nudrendosi del tratto delle gemme, delle gioie e delle pietre preciose che dal capo gli cadevano. Avenne che il re un giorno andando per la terra con alcuni suoi corteggiani spasseggiando, a caso indi passò dove dimoravano i duo fratelli e la sorella; i quali, non avendo ancora veduto né conosciuto il re, discesero giù dalla scale, ed andorono all'uscio: e trattisi di testa il cappuccio, ed inchinate le ginocchia ed il capo, riverentemente il salutorono. Il re, che aveva l'occhio d'un falcone pellegrino, gli guatò fiso nel viso, e vide che ambeduo tenevano una dorata stella nella fronte; e subito gli venne una rabbia al cuore, che quelli giovani fussero suoi figliuoli. E fermatosi, dissegli: - Chi siete voi? e di donde venite? - Ed elli umilmente risposero: - Noi siam poveri forastieni venuti ad abitare in cotesta città. - Disse il re: - Piacemi molto; e come vi chiamate? - A cui l'uno disse: - Acquinino; - l'altro disse: - Mi chiamo Fluvio. - Ed io; - disse la sorella, - mi addimando Serena. - Disse allora il re: - Per cortesia tutta tre a desinare con esso noi dimane vi invitiamo. - I giovani, alquanto arrossiti, non potendo denegare l'onestissima dimanda, accettorono lo invito. Il re, ritornato al palagio, disse alla madre: - Madama, oggi, andando a diporto, vidi per aventura duo leggiadri giovinetti ed una vaga pulcella: e tutta tre avevano una dorata stella nella fronte, che, se io non erro, paiono quelli che dalla reina Chiaretta mi furono già promessi. - Il che udendo, la celeste vecchia se ne sorrise alquanto; ma pur le fu una coltellatache le trapassò il cuore. E fattasi chiamare la comare che i fanciulli allevati aveva, secretamente le disse: - Non sapete voi, comare mia cara, che i figliuoli del re vivono, e son più belli che mai? - A cui rispose la comare: - Com'è possibil questo? non si affocorono nel fiume? E come lo sapete voi? - A cui rispose la vecchia: - Per quanto che io posso comprendere per le parole del re, i vivono, e del vostro aiuto ci è di bisogno molto; altrimenti, tutte stiamo in pericolo di morte. - Rispose la comare: - Non dubitate punto, madama, ché io spero di operar sì, che tutta tre periranno.


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