Opere di letteratura italiana e straniera |
Non furono sì tosto i fratelli a casa venuti, che Serena gli affrontò, e pregolli che una sol grazia non le negassino. Ed addimandatala che grazia era quella che ella voleva, rispose: - L'ugel bel verde. - Fluvio, il quale era stato al contrasto della velenosa fiera e che di tal pericolo si ricordava, a pieno le ricusava di voler andare. Ma Acquirino, quantunque più volte ancora egli ricusato gli avesse, pur finalmente mosso dalla fraternevole pietà e dalle abondevoli e calde lagrime che Serena spargeva, unitamente deliberorono di contentarla; e montati a cavallo, più giornate cavalcorono, e finalmente giunsero ad un fiorito e verdeggiante prato: in mezzo del quale era un'altissima e ben fronzuta arbore, circondata da varie figure marmoree che vive parevano: ed ivi appresso scorreva un ruscelletto che tutto il prato rigava. E sopra di questo albero l'ugel bel verde saltando di ramo in ramo si trastullava, proferendo parole che non umane ma divine parevano. Smontati i giovani de gli loro palafreni, e lasciatili a suo bel grado pascersi nel prato, s'accostorono alle figure di marmo; le quali subito che i giovani toccorono, statue di marmo ancona elli divennero.
A Serena, che molti mesi aveva con desiderio aspettati Fluvio ed Acquirino, suoi diletti fratelli, parve di averli omai perduti, e non vi esser più speranza di rivedergli. Onde stando ella in tale ramaricamento, e l'infelice morte de' fratelli piangendo, determinò tra sé stessa di provare sua ventura; ed ascesa sopra un gagliardo cavallo, in viaggio si pose: e tanto cavalcò, che aggiunse al luogo dove l'ugel bel verde sopra un ramo d'un fronzuto albero dolcemente parlando dimorava. Ed entrata nel verde prato, subito conobbe i palafreni delli fratelli che di erbuzze si pascevano; e girando gli occhi or quinci or quindi, vide li fratelli conversi in due statue che la loro effigie tenevano: di che tutta stupefatta rimase. E scesa giù del cavallo ed avicinatasi a l'albero, stese la mano, ed a l'ugel bel verde puose le mani adosso. Il quale, poi che di libertà privo si vide, di grazia le dimandò che lo lasciasse andare e non tenerlo, ché a tempo e luogo di lei si ricordarebbe. A cui Serena rispose non volerle in modo alcuno compiacere, se prima gli suoi fratelli al suo primo esser restituiti non erano. Allora disse lo ugello: - Guatami sotto l'ala sinistra, e troverai una penna assai più dell'altre verde, con certi segni gialli per dentro; prendila, e vattene alle statue, e con la penna toccavi gli occhi, che tantosto che tocchi gli armi, nel primo stato ch'erano i fratelli ritorneranno vivi. - La giovane, alzatagli l'ala sinistra, trovò la penna come l'uccello detto le aveva; e andatasene alle figure di marmo, quelle ad una ad una con la penna toccò, e subito di statue uomini divennero. Veduti adunque nella pristina forma i fratelli ritornati, con somma allegrezza gli abbracciò e basciò. Avendo allora Serena avuto lo desiderato intento suo, da capo l'ugel bel verde pregò la donna di grazia che lo lasciasse in libertà, promettendole che se tal dono li concedeva, di giovane molto, se in alcun tempo si trovasse aver bisogno del suo soccorso. Serena, non contenta di questo, rispose che mai lo liberarebbe, fino a tanto che non trovassino, chi è il padre e la madre loro: e che tal carico dovesse pazientemente sopportare. Era già nasciuta una gran discordia tra loro per lo avuto augello; ma dopo molti combattimenti, di commune consenso fu lasciato appresso la donna; la quale con non picciola solecitudine lo custodiva e caro lo teneva. Avuto dunque l'ugel bel verde, Serena e i fratelli montorono a cavallo ed a casa contenti si ritornorono. |