NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


Pagina 619
1-40- 80-120- 160-200- 240-280- 320-360- 400-440- 480-520- 560-600- 640-680- 720-745

[Indice]

     Il re, che sovente passava davanti la casa de' giovanetti, non vedendogli, assai si maravigliava; ed addimandati gli vicini che era avenuto di loro, gli fu risposo che non sapevano cosa alcuna, e che era molto tempo che non erano sta' veduti. Ora essendo ritornati, non passorono duo giorni che furono veduti dal re; il quale gli addimandò che era stato di loro, che sì lungo tempo non si avevano lasciati vedere. A cui rispose Acquirino che alcuni strani accidenti che gli erano occorsi, erano stati la cagione; e se non erano andati da sua Maestà, sì come ella voleva ed era il desiderio suo, le chiedevano perdono, e volevano emendare ogni suo fallo. Il re, sentito il loro infortunio ed avutane compassione grande, non si parti di là che tutta tre gli volse al palagio a desinare seco. Acquirino, tolta celatamente l'acqua che balia, Fluvio il pomo che canta, e Serena l'ugel bel verde, con il re lietamente entrorono nel palagio, e si puosero sedere a mensa. La maligna madre e le invidiose sorelle, vedendo sì bella figliuola e sì leggiadri e politi giovanetti, i cui begli occhi risplendevano come vaghe stelle, ebbero sospetto grande, e passione non picciola sentirono nel cuore.

     Acquirino, fornito il desinare, disse al re: - Noi vogliamo, innanzi che si leva la mensa, far vedere a vostra Maestà cose che le piaceranno molto; - e presa una tazza d'argento, e postavi dentro l'acqua che balla, sopra la mensa la pose. Fluvio, suo fratello, messa la mano in seno, estrasse il pomo che canta, ed appresso l'acqua lo mise. Serena, che in grembo teneva l'ugel bel verde, non fu tarda a ponerlo sopra la mensa. Quivi il pomo cominciò un soavissimo canto; e l'acqua al suono del canto cominciò maravigliosamente ballare. Di che il re ed i circostanti ne sentivano tanto piacere, che dalle risa non si potevano astenere. Ma affanno e sospizione non picciola crebbe allora alla nequitosa madre ed alle sorelle, perciò che dubitavano forte della vita sua. Finito il canto ed il ballo, l'ugel bel verde cominciò parlare, e disse: - O sacro re, che meritarebbe colui che di duo fratelli ed una sorella la morte procurata avesse? - A cui l'astuta madre del re primamente rispose: - Non altro che il fuoco; e parimente tutte le altre così risposero. Ed allora l'acqua che balla ed il pomo che canta alzorono la voce, dicendo: - Ahi falsa madre di nequizia piena, te stessa la tua lingua condanna! e voi malvage ed invidiose sorelle con la comare a tal suplicio insieme dannate sarete. - ll che udendo, 'l re rimase tutto suspeso. Ma l'ugel bel verde, seguendo il suo parlare, disse: - Sacra Corona, questi sono i tre tuoi figliuoli che sommamente hai desiderati! Questi sono i tuoi figliuoli che nella fronte la stella portano! E la loro innocentissima madre è quella che sino a quest'ora è stata ed è sotto la fetente scaffa. - E fatta trarre la infelice reina del puzzolente luogo, orrevolmente la fece vestire; e vestita che fu, venne alla presenza del re: la quale, quantunque lungo tempo fusse stata prigione e mal trattata, nondimeno fu preservata nella primiera bellezza; ed in presenza di tutti lo ugel bel verde raccontò il caso dal principio sino alla fine, come era processo. Ed allora conoscendo il re il successo della cosa, con molte lagrime e singulti strettamente abbracciò la moglie ed i cari figliuoli. E l'acqua che balia, il pomo che canta e l'ugel bel verde, lasciati in abbandono, in un punto insieme disparvero. E venuto il giorno seguente, il re comandò che in mezzo della piazza fusse un grandissimo fuoco acceso; indi ordinò che la madre e le due sorelle e la comare in presenza di tutto il popolo fusseno senza compassione alcuna abbruggiate. Ed il re poi con la cara moglie e con gli amorevoli figliuoli lungo tempo visse; e maritata la figliuola onorevolmente, lasciò li figliuoli del regno unichi eredi.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]