Opere di letteratura italiana e straniera |
Avenne che a messer Tristano suo marito faceva bisogno del magazzino per metter dentro certe sue robbe mercatantesche che per aventura allora gli erano sopragiunte da diverse parti; e chiamata madonna Modesta, sua diletta moglie, le chiese le chiavi del magazzino. Ed ella astutamente, senza far iscusazione alcuna, gliele appresentò. Il marito aperse il magazzino; e credendosi trovano vuoto, lo trovò pieno di scarpe, sì come abbiamo già detto, di diverse qualità. Di che egli rimase tutto sopra di sé, né imaginare si poteva dove procedesse una copia di tante scarpe; e chiamata la moglie a sé, interrogolla dove procedevano quelle tante scarpe che nel magazzino si trovavano. La savia madonna Modesta gli rispose: - Che vi pare, messer Tristano, marito mio? Pensavate forse voi di esser solo mercatante in questa città? Certo ve ingannate di grosso; imperciò che ancor le donne se intendono dell'arte del mercatantare. E se voi siete mercatante grosso, e fate assai facende e grandi, io mi contento di queste picciole; e ho poste le mie mercatanzie nel magazzino e rinchiuse, acciò che fussero sicure. Voi adunque con ogni studio e diligenza attenderete alle vostre merci; e io con ogni debita solecitudine e dilettazione valorosamente attenderò alle mie. - A messer Tristano, che più oltre non sapeva né considerava, molto il sollevato ingegno e l'alto sapere della sua savia e aveduta donna piacque; e confortolla a seguire animosamente la incominciata impresa. Continovando adunque madonna Modesta secretamente l'amorosa danza, e rendendole bene l'essercizio della sua dolce mercatanzia, divenne tanto ricca di scarpe, che non pur Pistoia, ma ogni grandissima città arrebbe a bastanza fornita.
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