NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     La maga, questo intendendo, comandò a Farfarello che in un cavallo si trasformasse, e là dove era Ortodosio, Isabella conducesse. Il demonio, in cavallo trasformato, prese Isabella; e levatosi nell'aria, senza ch'alcuno nocumento ella sentisse né timore avesse, nell'apparir del sole nel palazzo d'Argentina invisibilmente la pose. Fece Farfarello subito Isabella in Argentina cangiare, e si chiara era la lei apparenza, che non Isabella, ma Argentina pareva; e in quel punto trasmutò Argentina in una forma di donna attempata, la quale d'alcuno non poteva essere veduta né sentita, né ella poteva veder altrui. Venuta l'ora di cena, Isabella, così trasformata, cenò col suo Ortodosio: indi andatasene in una ricca camera, ov'era un morbido letto, a lato di lui si coricò; e credendo Ortodosio con Argentina giacere, giacque con la propria moglie. Di tanta virtù di tanta forza furon le tenere carezze, gli stretti abbracciamenti, congiunti con gli saporiti basci, che in quella notte Isabella s'ingravidò. Farfarello in questo mezzo furò una veste di ricco trapunto di perle tutta ricamata, e un vago monile che per l'adietro Ortodosio ad Argentina donato aveva: e aggiunta la notte sequente, Farfarello fece Isabella e Argentina nella propria forma ritornare: e presa sopra la groppa Isabella, la mattina nel spuntar dell'aurora nella casa di Gabrina la mise, e a lei Farfarello diede la veste e il monile. La maga, avuta la veste e il monile dal demonio, li diede ad Isabella, dicendo: - Figliuola mia, terrai queste cose care; perciò che a tempo e luogo saranno della tua lealtà vero testimonio. - Isabella, presa la veste e il vago monile e rese le grazie alla maga, a casa ritornò.


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