NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     I compagni del signor, vedendo mancargli il lor capo, né sapendo dove fusse gito, cominciarono a sonar i corni e chiamarlo; ma niuno li rispondeva. Per il che i giovani dubitarono che 'l cavallo, correndo, di qualche trabocchevol balzo caduto non fusse, e consequenternente col patrone morto e dalle fiere divorato. Essendo i giovani tutti affannati, né sapendo che partito prendere, disse uno dei compagni: - Io lo viddi per questo sentiero seguir un cervo e tener la strada verso il vallone; e perché lo suo cavallo nel corso era più veloce che 'l mio, non li potei tener dietro, onde in picciol'orail perdei di vista: ma dove se ne gisse, non seppi. - Inteso ch'ebbero i giovani il parlar di costui, si misero in via; e seguirono tutta notte la traccia del cervo, pensando trovarlo o morto o vivo.

     Mentre che i giovani cavalcavano, Malacarne si accompagnò con i tre scelerati amici, e con esso loro venne a casa; e credendo senza contrasto entrar in casa, trovarono l'uscio chiuso. Malacarne col piede picchiò l'uscio, dicendo: - O buon compagno, apri; che fai che non apri? - Il duca taceva, e nulla rispondeva; ma guatando per un pertugio, vidde Malacarne con una secure in spalla, e i tre altri ben assettati nelle lor armi. Il signore, che già aveva caricato il scoppio, non stette a bada; ma postolo ad uno pertugio, diserrò una bocca, e passò a uno de' tre compagni il petto, di maniera che, senza dir sua colpa, in terra morto cadde. Malacarne, questo vedendo, con la secure cominciò percuoter l'uscio per gettarlo giù; ma nulla faceva, perciò che era ben puntellato. Il duca senza indugio diserrò la seconda bocca; e 'l diserrar fu di tal sorte, che nel braccio destro ferì un altro de' compagni a morte. Sdegnati allora quelli che erano rimasti vivi, si misero alla forte per gettar giù l'uscio; e sì fatto romor facevano, che pareva che roinasse il mondo. Ma il duca, che stava non senza spavento, fortificava la porta con scanni, panche ed altre cose. E perché quanto più la notte è lucida e serena, tanto più è tranquilla e queta, e ogni moto, ancor che lontano, di leggieri si sente, fu dalla compagnia del signor il strepito sentito. Onde riserrati insieme e lasciate a' cavalli in libertà le briglie, subito aggiunsero al luogo dove era il romore, e videro i malfattori che s'affaticavano gettar giù la porta. Ai quali disse uno della compagnia: - Che contenzioni e romori sono questi che voi fate? - Rispose Malacarne: - Signori, io vel dirò. Questa sera, essendo venuto a casa tutto lasso, trovai un giovane soldato, della vita molto disposto. E perché egli voleva uccidere il mio vecchio padre, sforciare la moglie, rapire la fanciulla e togliermi la robba, io me ne fuggii per non poter far difesa: e vedendomi a mal partito ridotto, me n'andai a casa di certi miei amici e parenti, e li pregai che mi aiutasseno; ed aggiunti che fussemo a casa, trovassimo l'uscio chiuso e fortemente puntellato di dentro, di modo che non potevamo entrare, se prima l'uscio non era rotto. E non contento del forzo della mia moglie, hammi anco con un scoppio ucciso, come voi vedete, l'amico, e l'altro a morte ferito. Onde, non potendo sofferire tanta ingiuria, io il voleva aver nelle mani, o morto o vivo. - I giovani del duca, udendo il caso, e parendogli verisimile per lo corpo che morto in terra giaceva, e per lo compagno gravemente ferito, si mossero a pietà; e scesi giù de' suoi cavalli, si misero a gettar giù la porta, gridando ad alta voce: - Ah traditore, ah nemico di Dio! Apri l'uscio, che stai a fare? tu patirai la pena del tuo fallo. - Il duca nulla rispondeva, ma con ogni studio ed arte attendeva a fortificar la porta, non conoscendo però che quelli fussero i compagni suoi.


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