NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     (Da Le piacevoli notti: notte decima, favola IV)



     LA GATTA SENZA STIVALI
     Soriana viene a morte, e lascia tre figliuoli: Dusolino, Tesifone e Costantino Fortunato; il quale per virtù d'una gatta acquista un potente regno.

     T
     ROVAVASI in Boemia una donna, Soriana per nome chiamata; ed era poverissima, e aveva tre figliuoli, l'uno di quali dicevasi Dusolino, l'altro Tesifone, il terzo Costantino Fortunato. Costei altro non aveva al mondo che di sostanzia fosse, se non tre cose: cioè uno albuolo, nel quale le donne impastano il pane, una panàra, sopra la quale fanno il pane, ed una gatta. Soriana, già carica d'anni, venendo a morte, fece l'ultimo suo testamento; e a Dusolino suo figliuolo maggiore lasciò l'albuolo, a Tesifone la panàra e a Costantino la gatta. Morta e sepolta la madre, le vicine per loro bisogna quando l'albuolo quando la panàra ad imprestido lor chiedevano; e perché sapevano lor esser poverissimi, gli facevano una focaccia, la quale Dusolino e Tesifone mangiavano, lasciando da parte Costantino minor fratello. E se Costantino gli addimandava cosa alcuna, rispondevano che egli andasse dalla sua gatta, che glie ne darebbe. Per il che il povero Costantino con la sua gatta assai pativa.

     La gatta, che era fatata, mossa a compassione di Costantino e adirata contra i duo fratelli che si crudelmente lo trattavano, disse: - Costantino, non ti contristare; perciò che io provederò al tuo e al viver mio. - Ed uscita di casa, se n'andò alla campagna; e fingendo dormire, prese un lepore, che a canto le venne, e l'uccise. Indi andata al palazzo regale e veduti alcuni corteggiani, dissegli voler parlare col re: il qual, inteso che era una gatta che parlar gli voleva, fecela venire alla presenza sua; e addimandatala che cosa richiedesse, rispose che Costantino suo patrone gli mandava donare un lepore che preso aveva: e appresentollo al re. Il re, accettato il dono, l'addimandò chi era questo Costantino. Rispose la gatta, lui esser uomo che di bontà, di bellezza e di potere non aveva superiore. Onde il re le fece assai accoglienze, dandole ben da mangiare e ben da bere. La gatta, quando fu ben satolla, con la sua zampetta con bel modo, non essendo d'alcuno veduta, empì la sua bisciaccia, che da lato teneva, d'alcuna buona vivanda; e tolta licenza dal re, a Costantino portolle. I fratelli, vedendo i cibi di quai Costantino trionfava, li chiesero che con loro i participasse; ma egli, rendendogli il contracambio, li denegava. Per il che tra loro nacque una ardente invidia, che di continovo rodeva loro il core.


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