NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     (Novella XXI)



     IL NOVELLATORE DI EZZELINO
     Qui conta d'uno novellatore di messer Azzolino.

     M
     ESSERE Azzolino avea uno suo novellatore il quale facea favolare quand'erano le notti grandi di verno. Una notte avvenne che 'l favolatore avea grande talento di dormire. E Azzolino il pregava che favolasse. Il favolator incominciò a dire una favola d'uno villano ch'avea suoi cento bisanti, il quale andò a uno mercato a comperare berbici, et ebbene due per bisante. Tornando con le sue pecore, uno fiume ch'avea passato era molto cresciuto per una grande pioggia che venuta era. Stando alla riva, vide uno pescator povero con un suo burchiello a dismisura picciolino, sì che non vi capea se non il villano e una pecora per volta. Allora il villano cominciò a passare con una berbice, e cominciò a vogare. Lo fiume era largo. Voga e passa. E lo favolatore restò di favolare. E Azzolino disse: va' oltre. E lo favolatore rispose: lasciate passare le pecore, e poi racconterò il fatto. Che le pecore non sarebbero passate in un anno, sì che intanto poté bene ad agio dormire.

     (Novella XXXI)




     L' EFFETTO DELLE MELANZANE
     Qui conta del Maestro Taddeo di Bologna.

     M
     AESTRO Taddeo, leggendo a' suoi scolari in Medicina, trovò che chi continovo mangiasse nove dì petronciano, diverrebbe matto. E provavalo secondo la Fisica. Un suo scolare, udendo quel capitolo, propuosesi di volerlo provare. Prese a mangiare de' petronciani, e in capo di nove dì venne dinanzi al Maestro, e disse: Maestro, il cotale capitolo che leggeste non è vero; però ch'io l'ho provato, e non sono matto. E pur alzossi, e mostrolli il culo. Scrivete, disse il maestro, che tutto questo del petronciano è provato; e facciasene nuova chiosa.


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