NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     U
     NA figliuola d'un grande Varvassore si amò Lancialotto del Lac oltre misura; ma elli non le volea donare suo amore imperciocché elli l'avea donato alla Reina Ginevra. Tanto amò costei Lancialotto ch'ella ne venne alla morte, e comandò che quando sua anima fosse partita dal corpo, che fosse arredata una ricca navicella coperta d'uno vermiglio sciamito, con un ricco letto ivi dentro, con ricche e nobili coverture di seta, ornato di ricche pietre preziose. E fosse il suo corpo messo in questo letto, vestito di suoi più nobili vestimenti, e con bella corona in capà ricca di molto oro e di molte pietre preziose, e con ricca cintura e borsa. E in quella borsa avea una lettera che era dello infrascritto tenore. Ma imprima diciamo di ciò che va innanzi la lettera. La damigella morì di mal d'amore, e fu fatto di lei ciò che disse. La navicella senza vela fu messa in mare con la donna. Il mare la guidò a Camabot, e ristette alla riva. Il grido fu per la Corte. I Cavalieri e Baroni dismontaro de' palazzi, e lo nobile re Artù vi venne, e maravigliavasi forte ch'era sanza niuna guida. Il Re intrò dentro; vide la damigella e l'arnese. Fe' aprire la borsa. Trovaro quella lettera. Fecela leggere, e dicea così: A tutti i Cavalieri della Tavola Ritonda manda salute questa damigella di Scabot, sì come alla miglior gente del mondo. E se voi volete sapere perch'io a mio fine sono venuta, si è per lo migliore Cavaliere del mondo e per lo più villano, cioè Monsignore Messer Lanciabotto de Lac, che già nol seppi tanto pregare d'amore ch'elli avesse di me mercede. Così, lassa, sono morta per bene amare, come voi potete vedere.


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