BONVESIN DELLA RIVA
RITRATTO DI UBERTO DELLA CROCE
A
questo punto non so rinunziare a parlar d'un fenomeno meraviglioso. Molti dei miei concittadini d'ambo i sessi, ormai decrepiti, ricordano un nobilissimo uomo, Uberto della Croce, figlio della nostra terra, la cui forza non ha mai trovato l'uguale nel mondo. Di questa forza voglio dare brevemente le prove in tutto conformi alla verità. Era uomo di illustre e potente stirpe, ma la sua maggior potenza stava nella sua vigoria, dacché gli atleti delle altre città appetto a lui erano come fanciulletti di fronte ad uomini fatti. Egli fermava colle braccia cavalli in corsa, e li forzava a restare immobili: portava su per le scale fino ai piani superiori giumente di mugnai ben cariche di farina o di frumento; stando egli fermo sur un piede, l'altro levato in aria, senza appoggio, nessuno, così dicono, per quanta forza avesse, riusciva a smuoverlo; legato l'un braccio e l'altro presso le articolazioni delle mani, e sei uomini a destra e sei a sinistra tirando, co' piedi ben puntati a terra, le funi, ci riusciva a portare con ambe le mani il cibo alla bocca; in una certa battaglia, trovatosi solo, accerchiato da una densa turba di pavesi, colla sua terribile clava la mise in fuga. La sua statura era tale che se uno lo guardava davanti parevagli pendesse all'indietro e viceversa. Era un gran mangiatore: divorava pasti bastevoli per quattro uomini; era capace di mangiare in una sola volta, e con molto pane, almeno trentadue uova fritte in padella. Raramente fece pompa in pubblico della sua forza senza una giusta causa, mai si dice ne abusasse per recar danno altrui; era con tutti cortese. Fioriva costui nel l2l5. Ebbe da una concubina una figlia così vigorosa che levava da terra un grande vaso contenente tre staia di vino, al cui peso non avrebbe resistito un uomo, e ne beveva come uno farebbe da un bicchiere.
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