NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


Pagina 30
1-40- 80-120- 160-200- 240-280- 320-360- 400-440- 480-520- 560-600- 640-680- 720-745

[Indice]


     * * *

     Il secondo giorno, essendo già Antonio presso alla cella di Paolo, e avendo ancora ad andare quasi per ispazio di tre ore, vide chiaramente Paolo fra' cori degli angioli e de' profeti e degli apostoli ornato di mirabile chiaritade e bianchezza salire al cielo: onde incontanente gittandosi in terra, e spargendosi la polvere in capo piangea e dicea: O Paolo mio come ti parti e non ti se' da me accommiatato? O Paolo, perché mi lasci? Oimè come tardi ti conobbi, e come tosto ti perdo! E poi levandosi per giugnere tosto alla cella di Paolo per trovare lo suo corpo, corse, secondo ch'egli solea narrare con tanto desiderio e con tanta volontade quel tanto spazio di via che restava, che quasi parve uccello; e entrando nella spelonca, trovò quel santissimo corpo istare ginocchione colle mani giunte e cogli occhi verso il cielo, e parea che orasse. Onde Antonio immaginandosi che ancora fosse vivo e orasse, puosesi ivi presso, e con silenzio orava, ma non sentendo, come solea, Paolo sospirare quando orava, e vedendo che nullo movimento avea, conobbe per certo ch'era passato. Avendo Paolo, in orazione istando, lo spirito mandato a Dio, lo corpo era così rimaso inflessibile. E prendendo il corpo e involgendolo in quel palio che avea recato, con molte lagrime cantò salmi e fece orazione secondo l'uso della cristiana religione, e trasse il corpo fuori della spelonca; ma non trovando alcuno ferramento con che fare la fossa, contristavasi e non sapea che si fare, e dicea: S'io torno al monasterio mio, troppo indugierei, perché ci è via di quattro giornate; se io istò pur qui, io non fo nulla. E levando gli occhi a Dio disse: Ecco, Signor mio, non so che mi fare; morrommi qui, come degno sono, e cadendo allato a questo tuo combattitore renderotti lo spirito. E stando così in questo colal pensiero Antonio, aspettando lo divino consiglio, ecco subitamente vide uscire dal diserto molto addentro due bellissimi lioni, e venire molto correndo verso lui; li quali vedendo così venire, nel primo loro aspetto temette, ma incontanente, levando la mente a Dio, prese fiducia e non temette se non come di due colombe. E come furono giunti i lioni al corpo di Paolo, stettono fermi mansuetamente e gittandosi a giacere allato al corpo, rugghiavano in tal modo che veramente parea che piangessono la morte di Paolo: e poi levandosi incominciarono qui appresso a cavare la terra colle branche e fecero una fossa a forma e misura d'uno corpo d'uomo; e fatta la fossa, inchinando il capo quasi con reverenzia verso Antonio, e mansuetamente leccandogli le mani e' piedi, parea dirittamente che domandassono la sua benedizione, volendo prendere da lui commiato. La qual cosa intendendo Antonio, incominciò con grande cuore a lodare e ringraziare Iddio, e rallegrandosi ch'eziandio gli animali bruti e muti secondo il modo loro l'ubbidiano e conosceano, orò e disse: Signor mio, senza la cui provedenza e volontade non cade pure una fronde d'albore, non pure una passera si posa in terra, da' loro la tua benedizione come tu sai. E accennando colla mano che si partissono, quelli ricevuta la licenzia, si partirono; e partiti i lioni, Antonio con reverenza prese quel santissimo corpo, e seppellillo. E poi, come erede di Paolo, per grande divozione prese la tonaca sua, la quale in modo di sporte egli medesimo s'avea tessuta di palme, e tornando al suo monistero narrò ciò che gli era incontrato a' suoi discepoli, e per reverenza del suo padre' Paolo quella tonica portava pure le Pasque e' dì molto solenni. Piacemi in fine di questa leggenda domandare gli uomini ricchi e potenti del mondo, i quali non sanno bene usare le loro ricchezze, i quali hanno gli grandi palagi di marmi e indorati, e comperano li molti poderi e le grandi possessioni: che mancò mai a questo povero vecchio, cioè Paolo? Voi, uomini ricchi, beete con coppe gemmate; e Paolo mettendosi l'acqua in bocca con mano soddisfacea alla sete; Voi portate li vestimenti ornati, e innorati; e Paolo non ebbe mai così buona gonnella com'ha uno de' minimi fanti. Ma per contrario considerate che a ques to povero era aperto il cielo e a voi lo 'nferno. Egli amando nuditade servò la vesta di Cristo; voi vestiti a seta avete perduto il vestimento di Cristo. Paolo, sepulto vilmente in terra, risusciterà con gloria; voi coi sepolcri de' marmi ed esquisiti ed aurati risusciterete a pena. Perdonate, pregovi, perdonate almeno alle ricchezze che tanto amate, e non le spendete in cose vane e inutili. O perché involgete voi li morti vostri in vestimenti aurati? Come non cessa l'ambizione e la vanità, almeno a tempo di corrotto e di pianto? Or non possono infracidire i corpi de' ricchi, se non s'involgono in seta? Priego voi tutti, che queste cose leggete, che vi ricordi pregare per me Geronimo peccatore; ché in verità vi dico che, se Iddio mi mettesse al partito, più tosto eleggerei la povera tonica di Paolo coi meriti suoi, che le porpore de' re coi regnami loro.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]