MORTE DEL PECCATORE
L
EGGESI scritto da Piero Damiano, che fu un grande e nobile principe, secondo il mondo, nella città di Salerno; il quale grande tempo vivuto in molta prosperità temporale di signoria e di ricchezze e di carnali diletti, usava dire che chi ha bene in questo mondo, ha bene nell'altro; intendendo il proverbio carnalmente, com'egli vivea, e non secondo diritto intendimento. Advenne che sendo egli nella maggiore prosperità mondana, secondo il suo parere, che mai avesse avuta, una mattina per tempo isguardò verso il monte Etna, cioè verso Mongibello, e egli vide uscire di quello monte gran fiamma di favillante fuoco, oltre al modo usato. Chiamata la famiglia, ch'egli avea grande e orrevole, disse loro: Per certo, qualche ricco e possente uomo è per tosto morire. E io ho veduto il segno del fuoco Mongibello, che l'aspetta per riceverlo e traboccarlo allo 'nferno. Or è usanza in quel paese, che quando Mongibello fa più novità che non suole di gittare maggiore fiamma di fuoco fuori (imperò che si dice per gli paesani, ch'egli è una delle bocche dello 'nferno), che comunemente si dice: alcuno grande e scellerato peccatore è per morire tosto ché Mongibello s'apparecchia per riceverlo. Onde, veggendo la novità della maggiore fiamma, disse quello che dire si solea, non credendo dire di sé, né che per lui s'apparecchiasse la bocca dello 'nferno. La notte vegnemte, essendo egli coricato con una sua manza lieto e sicuro, nell'atto del peccato, nel quale lungo tempo era vivuto, morendo, perdé la vita; e quegli che lieto e sano la sera era ito al letto, la mattina si trovò dalla famiglia morto.
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