ANONIMO
LA DONNA DEL VERGIÙ
O
gloriosa, o vergine pulzella,
i' vo la grazia tua adimandare
e dir per rima una storia novella,
per dare esempio a chi intende d'amare
d'un cavaliere e d'una damigella
d'un nobile legnaggio e d'alto affare,
sì come per amore ognun morìe,
e 'l gran dannaggio che poi ne seguìe.
E non è ancora gran tempo passato
che di Borgogna avea la signoria
un duca, che Guernieri era chiamato,
uom valoroso e pien di cortesia,
del corpo bello e di costumi ornato
e di virtù, quanto più si potia,
e molto amava gli uomin virtudiosi,
massimamente d'arme valorosi.
Tra gli altri ch'egli amava del paese,
si era un molto nobil cavaliere,
giovane, gentilissimo e cortese,
ben costumato di tutte maniere,
ricco d'argento e di terre e d'arnese,
dell'arme forte e franco cavaliere
più ch'altri allora si mettesse l'elmo,
e faceasi chiamar messer Guglielmo.
Dico che quel baron sì valoroso
amava per amore un'alta dama
del legnaggio del duca poderoso,
ch'era più bella ch'alcun fior di rama.
E 'l loro amore era tanto nascoso,
che fra la gente non ne corre' fama:
per non dirlo a sergente o a camariera,
una cucciola facien messaggera.
Nulla sì bella zita era, né più,
allora né cristiana o saracina,
e nome avea la Donna del vergiù,
che più splendea che stella mattutina.
El padre suo nobil barone fu,
sua madre era figliuola di regina,
e quando essi del secol trapassoro,
sì gli lasciaro un ricco tenitòro.
Ella l'amava con sì grande affetto,
messer Guglielmo, che d'altro marito
non si curava né volea diletto,
e sì co' lui si stava a tal partito,
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