NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     ANONIMO

     LA DONNA DEL VERGIÙ

     O
     gloriosa, o vergine pulzella,
     i' vo la grazia tua adimandare
     e dir per rima una storia novella,
     per dare esempio a chi intende d'amare
     d'un cavaliere e d'una damigella
     d'un nobile legnaggio e d'alto affare,
     sì come per amore ognun morìe,
     e 'l gran dannaggio che poi ne seguìe.

     E non è ancora gran tempo passato
     che di Borgogna avea la signoria
     un duca, che Guernieri era chiamato,
     uom valoroso e pien di cortesia,
     del corpo bello e di costumi ornato
     e di virtù, quanto più si potia,
     e molto amava gli uomin virtudiosi,
     massimamente d'arme valorosi.

     Tra gli altri ch'egli amava del paese,
     si era un molto nobil cavaliere,
     giovane, gentilissimo e cortese,
     ben costumato di tutte maniere,
     ricco d'argento e di terre e d'arnese,
     dell'arme forte e franco cavaliere

     più ch'altri allora si mettesse l'elmo,
     e faceasi chiamar messer Guglielmo.

     Dico che quel baron sì valoroso
     amava per amore un'alta dama
     del legnaggio del duca poderoso,
     ch'era più bella ch'alcun fior di rama.
     E 'l loro amore era tanto nascoso,
     che fra la gente non ne corre' fama:
     per non dirlo a sergente o a camariera,
     una cucciola facien messaggera.

     Nulla sì bella zita era, né più,
     allora né cristiana o saracina,
     e nome avea la Donna del vergiù,
     che più splendea che stella mattutina.
     El padre suo nobil barone fu,
     sua madre era figliuola di regina,
     e quando essi del secol trapassoro,
     sì gli lasciaro un ricco tenitòro.

     Ella l'amava con sì grande affetto,
     messer Guglielmo, che d'altro marito
     non si curava né volea diletto,
     e sì co' lui si stava a tal partito,


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