NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     quando si mosse el duca e 'l cavaliero:
     vero è che lucea el lume della luna.
     Ed amendue andorono al verzero,
     ove celato spesso si raguna
     la bella dama col baron sincero;
     ma di fuor del giardin rimase el duca
     dopo un gran cesto d'una marmeruca.

     Messer Guglielmo entrava nel giardino,
     e 'ncontra sì gli venne la cagnuola,
     che si giacca tra' fior del gelsomino.
     El cavalier la chiamava: - Figliuola! -
     ella scherzava col cavalier fino,
     poi cercava el giardin per ogni scuola
     intorno intorno al verziero prezioso,
     se niun uomo si trovava nascoso.

     Quando ebbe cerco ben, la catellina
     andonne nella zambra delettosa,
     ove dormìa la stella mattutina,
     ch'era del cavalier desiderosa.
     Messer Guglielmo a quel punto non fina
     e misse dentro el duca alla nascosa;
     poselo dopo un cesto d'un rosaio,

     dopo la sponda d'un chiaro vivaio.

     E, poi ch'ebbe la cucciola sentuta,
     si fe' la damigella rivestire,
     e poco stante a lui ne fu venuta,
     a que' ch'a forza la dovea tradire.
     Ma non si pensava ella esser traduta
     da quegli in cui avea messo il suo disire,
     e non pensando del tradir l'effetto,
     e prese col suo drudo ogni diletto.

     Ma il barone, ch'avea la mente trista,
     al tutto non potia tener celato,
     e quella, che lucìe più ch'oro in lista,
     disse: - Ch'avete, cavalier pregiato?
     Mi parete turbato nella vista;
     poss'io far cosa che vi sia a grato?
     Egli vi mancherebbe oro od argento,
     od altra cosa aresti in piacimento? -

     Disse il barone: - Io mi sento una doglia
     che mi tien conturbato il cuore mio,
     e si mi fa tremar come una foglia,
     quando è percossa dallo vento rio;


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