ond'io vi priego, s'è la vostra voglia,
anima mia, che n'andiate con Dio! -
E lagrimando allor s'accomiatarono,
ma prima cento baci si donarono.
Così sen va la bella donna tosto,
e la cucciola sua sempre davanti.
El duca, ch'era nel rosai' nascosto,
tornò al cavalier con be' sembianti,
e disse: - Il vostro amore è in dama posto,
che io l'ho caro seimila bisanti.
Così parlando lo barone e 'l sire,
tornò ciascuno in sua zambra a dormire.
Or volse il duca quella notte istesso
colla duchessa, sua donna, dormire.
Quand'ella el vidde, ella fuggì da esso,
levossi suso e vollesi vestire;
giurò di non dormir giammai con esso,
e disse a lui: - Perché non fa' morire
messer Guglielmo, che m'ha fatto oltraggio
ed a voi vòlse far si gran dannaggio? -
Disse 'l duca adirato: - Tu ne menti
del cavalier, e sì fai gran peccato,
e 'ncontro a lui falsamente argomenti
ch'egli ha a tal donna el suo amor donato,
ch'è più bella di te per ognun venti;
e io l'ho veduto, egli me l'ha mostrato,
e come il modo tiene a gire a quella
dama, che luce più che sole o stella. -
Or, quando la duchessa lo duca ode
dir che messer Guglielmo ha un'amica,
iratamente gli parlò con frode,
e disse: - Sir, se Dio vi benedica,
chi è la donna che 'l cavalier gode,
in cui bellezza non falla una mica? -
Ei duca le rispuose: - Amore bello,
certo non tel direi per un castello! -
Ma tanto la duchessa lo scongiura,
che, innanzi ched e' fusse la mattina,
disse el duca per lor mala ventura:
- La Donna del verzù, che è mia cugina; -
e raccontolle el fatto per misura
come messaggio era una catellina,
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