NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     ond'io vi priego, s'è la vostra voglia,
     anima mia, che n'andiate con Dio! -
     E lagrimando allor s'accomiatarono,
     ma prima cento baci si donarono.

     Così sen va la bella donna tosto,
     e la cucciola sua sempre davanti.
     El duca, ch'era nel rosai' nascosto,
     tornò al cavalier con be' sembianti,
     e disse: - Il vostro amore è in dama posto,
     che io l'ho caro seimila bisanti.
     Così parlando lo barone e 'l sire,
     tornò ciascuno in sua zambra a dormire.

     Or volse il duca quella notte istesso
     colla duchessa, sua donna, dormire.
     Quand'ella el vidde, ella fuggì da esso,
     levossi suso e vollesi vestire;
     giurò di non dormir giammai con esso,
     e disse a lui: - Perché non fa' morire
     messer Guglielmo, che m'ha fatto oltraggio
     ed a voi vòlse far si gran dannaggio? -

     Disse 'l duca adirato: - Tu ne menti

     del cavalier, e sì fai gran peccato,
     e 'ncontro a lui falsamente argomenti
     ch'egli ha a tal donna el suo amor donato,
     ch'è più bella di te per ognun venti;
     e io l'ho veduto, egli me l'ha mostrato,
     e come il modo tiene a gire a quella
     dama, che luce più che sole o stella. -

     Or, quando la duchessa lo duca ode
     dir che messer Guglielmo ha un'amica,
     iratamente gli parlò con frode,
     e disse: - Sir, se Dio vi benedica,
     chi è la donna che 'l cavalier gode,
     in cui bellezza non falla una mica? -
     Ei duca le rispuose: - Amore bello,
     certo non tel direi per un castello! -

     Ma tanto la duchessa lo scongiura,
     che, innanzi ched e' fusse la mattina,
     disse el duca per lor mala ventura:
     - La Donna del verzù, che è mia cugina; -
     e raccontolle el fatto per misura
     come messaggio era una catellina,


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