e come e' vidde uscirgli del palazzo,
e nel giardin tener l'un l'altro in brazzo.
A tanto sì tacie questa novella,
e la duchessa campò dolorosa.
Il giorno avìa già fatta l'aria bella,
ch'ella uscì for della zambra amorosa
vestita d'una porpora novella,
ma non mostrava in sembiante dogliosa,
e ginne in sala dove avea i baroni
e donne e cavalier di più regioni.
E fece allor la duchessa appellare,
giovani e donne e vaghi cavalieri,
e disse a loro che volea danzare
a guida della Donna del verzeri.
Ed ella disse: - Dama d'alto affare,
io noi so far, ch'io 'l fare' volentieri. -
E la duchessa gli rispuose presta:
- Vo' sète di maggior fatto maestra.
Maggior fatt'è che menare una danza
aver sì ben vostra cucciola avezza,
ch'al vostro drudo novelle e certanza
porta, quando volete sua bellezza.
El duca ne può far testimonianza,
che co' suoi occhi el vide per certezza. -
Udendo la donzella queste cose
partissi quindi e nulla le rispuose.
E ginne nella camera, tremando,
siccome quella che di duol moriva,
e di messer Guglielmo lamentando,
pregandone la Vergine Maria,
siccom' egli l'er'ita abbominando,
che lo conduca a far la morte ria.
- Come conduce me che con mia mano
morrò, come Bellicies per Tristano! -
Nella man destra ignuda avea la spada
e la cucciola nel sinistro braccio
dicendo: - Traditor, poi che t'aggrada
che io m'uccida, ecco ch'io men spaccio. -
Poi dice: - Catellina mia leggiadra,
oggi sarò in inferno, be' io saccio,
e tu sia di mia morte testimoni
dinanzi al duca ed agli altri baroni. -
El pome della spada appoggiò al muro
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