NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


Pagina 47
1-40- 80-120- 160-200- 240-280- 320-360- 400-440- 480-520- 560-600- 640-680- 720-745

[Indice]

     e per me' il cuore s'acconciò la punta
     dicendo: - Oimè lassa! Com'è duro
     el partito dove io oggi sono giunta!
     Per te, Guglielmo, traditore scuro,
     con Dido di Cartagine congiunta
     oggi sarò in inferno, con dolore! -
     Poggiò la spada e misela nel cuore.

     Ed una nana, ch'udì il gran lamento
     dentro alla zambra e 'l piatoso languire,
     volentieri sarebbe entrata drento,
     ma per temenza non ardiva gire.
     Udì el mortal sospiro col lamento
     ch'ella gittò, quando venne al finire.
     Corse là drento e trovolla transìta,
     onde stridendo si tolse la vita.

     Corse messer Guglielmo e molta gente
     al pianto della nana dolorosa,
     e vidde morta in terra la innocente,
     pallida e fredda di morte angosciosa;
     onde trasse la spada inmantinente
     del tristo petto, tutta sanguinosa,
     e disse: - Spada, anzi che sia forbita,

     a me, lasso! a me torrai la vita! -

     E col viso in sul suo facea gran pianto
     dicendo: - Traditor mi ti confesso,
     e chiamo al mondo testimoni intanto
     ch'io con teco morrò per tale eccesso,
     e chi è in questa zambra da ogni canto
     vedrà la morte mia simil dapresso. -
     E misesi la spada con quel sangue
     per mezzo el cuore, onde di morte langue.

     Quivi chi v'era grande strida mise,
     vedendo morti damendue costoro,
     salvo che la duchessa, che sen rise.
     Ei duca si mugghiava com'un toro,
     e raccontava si come s'uccise
     Piramo e Tosbe alla fonte del moro;
     e dicean tutti: - Per simile crimine
     ne morì già pur Francesca da Rimine. -

     E, stando el duca in dolore e in tempesta
     e nella pena ch'io ho di sopra detta,
     prese la dolorosa spada presta
     e ferì la duchessa maledetta


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]