NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Mentre le cose erano in questi termini, Marchese e Stecchi, li quali avevan sentito che il giudice del podestà fieramente contro a lui procedeva e già l'aveva collato, temetter forte, seco dicendo: - Male abbiam procacciato; noi abbiamo costui tratto della padella e gittatolo nel fuoco. - Per che, con ogni sollecitudine dandosi attorno, e l'oste loro ritrovato, come il fatto era gli raccontarono: di che esso ridendo, gli menò ad un Sandro Agolanti, il quale in Trivigi abitava e appresso al signore avea grande stato; e ogni cosa per ordine dettagli, con loro insieme il pregò che de' fatti di Martellino gli tenesse. Sandro, dopo molte risa, andatosene al signore, impetrò che per Martellimo fosse mandato; e così fu. Il quale coloro che per lui andarono trovarono ancora in camiscia dinanzi al giudice, e tutto smarrito e pauroso forte, per ciò che il giudice niuna cosa in sua scusa voleva udire; anzi, per avventura avendo alcuno odio ne' fiorentini, del tutto era disposto a volerlo fare impiccar per la gola e in niuna guisa rendere il voleva al signore, infino a tanto che costretto non fu di renderlo a suo dispetto. Al quale poiché egli fu davanti, e ogni cosa per ordine dettagli, porse prieghi che in luogo di somma grazia via il lasciasse andare, per ciò che infino che in Firenze non fosse sempre gli parrebbe il capestro aver nella gola. Il signore fece grandissime risa di così fatto accidente; e fatta donare una roba per uomo, oltre alla speranza di tutti e tre di così gran pericolo usciti, sani e salvi se me tornarono a casa loro.


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