NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Giornata seconda. Novella I



     L'AVVENTURA DI RINALDO D' ESTI
     Rinaldo d'Esti, rubato, capita a Castel Guiglielmo ed è albergato da una donna vedova; e, de' suoi danni ristorato, sano e salvo si torna a casa sua.

     E
     RA adunque, al tempo del marchese Azzo da Ferrara, un mercatante chiamato Rinaldo d'Esti per sue bisogne venuto a Bologna; le quali avendo fornite e a casa tornandosi, avvenne che, uscito di Ferrara e cavalcando verso Verona, s'abbatté in alcuni li quali mercatanti parevano, ed erano masnadieri e uomini di malvagia vita e condizione, con li quali ragionando incautamente s'accompagnò. Costoro, veggendol mercatante e stimando lui dover portar danari, seco diliberarono, come prima tempo si vedessero, di rubarlo; e perciò, acciò che egli niuna suspezion prendesse, come uomini modesti e di buona condizione, pure d'oneste cose e di lealtà andavano con lui favellando, rendendosi, in ciò che potevano e sapevano, umili e benigni verso di lui: per che egli d'avergli trovati si reputava in gran ventura, per ciò che solo era con uno suo fante a cavallo. E così camminando, d'una cosa in altra, come ne' ragionamenti addiviene, trapassando, caddero in sul ragionare delle orazioni che gli uomini fanno a Dio.

     E l'un de' masnadieri, che erano tre, disse verso Rinaldo: - E voi, gentile uomo, che orazione usate di dir camminando?
     Al quale Rinaldo rispose: - Nel vero io sono uomo di queste cose assai materiale e rozzo, e poche orazioni ho per le mani, si come colui che mi vivo all'antica, e lascio correre due soldi per ventiquattro denari; ma nondimeno ho sempre avuto in costume camminando di dir la mattina, quando esco dell'albergo, un paternostro e una avemania per l'anima del padre e della madre di san Giuliano, dopo il quale io priego Iddio e lui che la seguente notte mi deano buono albergo. E assai volte già de' miei dì sono stato, camminando, in gran pericoli, de' quali tutti scampato, pur sono la notte poi stato in buon luogo e bene albergato: per che io porto ferma credenza che san Giuliano, a cui onore io il dico, m'abbia questa grazia impetrata da Dio; né mi parrebbe il dì ben potere andare, né dovere la notte vegnemte bene arrivare, che io non l'avessi la mattina detto.


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