NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Ella era ancora assai giovane, di persona grande e con bellissimo viso, vestita e ornata assai orrevolmente; alla quale come Andreuccio fu presso, essa incontrogli da tre gradi discese con le braccia aperte, e avvinghiatogli il collo, alquanto stette senza alcuna cosa dire, quasi da soperchia tenerezza impedita; poi lagrimando gli basciò la fronte, e con voce alquanto rotta disse: - O Andreuccio mio, tu sii il benvenuto.
     Esso, maravigliandosi di così tenere carezze, tutto stupefatto rispose:
     - Madonna, voi siate la ben trovata.
     Ella appresso, per la mano presolo, suso nella sua sala il menò, e di quella, senza alcuna altra cosa parlare, con lui nella sua camera se n'entrò, la quale di rose, di fiori d'aranci e d'altri odori tutta oliva, là dove egli un bellissimo letto incortinato e molte robe su per le stanghe, secondo il costume di là, e altri assai belli e ricchi arnesi vide; per le quali cose, sì come nuovo, fermamente credette lei dovere essere non men che gran donna. E postisi a sedere insieme sopra una cassa che a piè del suo letto era, così gli cominciò a parlare:

     - Andreuccio, io sono molto certa che tu ti maravigli e delle carezze le quali io ti fo e delle mie lagrime, sì come colui che non mi conosci e per avventura mai ricordar non mi udisti: ma tu udirai tosto cosa la qual più ti farà forse maravigliare, sì come è che io sia tua sorella; e dicoti che, poi che Iddio m'ha fatta tanta grazia che io anzi la mia morte ho veduto alcuno de' miei fratelli, come che io disideri di vedervi tutti, io non morrò a quella ora che io consolata non muoia: e se tu forse questo mai più non udisti, io te 'l vo' dire. Pietro, mio padre e tuo, come io credo che tu abbi potuto sapere, dimorò lungamente in Palermo, e per la sua bontà e piacevolezza vi fu ed è ancora da quegli che il conobbero amato assai; ma tra gli altri che molto l'amarono, mia madre, che gentil donna fu e allora era vedova, fu quella che più l'amo; tanto che, posta giù la paura del padre e de' fratelli e il suo onore, in tal guisa con lui si dimesticò, che io ne nacqui, e sonne qual tu mi vedi. Poi, sopravenuta cagione a Pietro di partirsi di Palermo e tornare in Perugia, me colla mia madre piccola fanciulla lasciò, né mai, per quello che io sentissi, più né di me né di lei si ricordò: di che io, se mio padre stato non fosse, forte il riprenderei, avendo riguardo alla ingratitudine di lui verso mia madre mostrata (lasciamo stare allo amore che a me, come a sua figliuola, non nata d'una fante né di vil femina, dovea portare); la quale le sue cose e sé parimente, senza sapere altrimenti chi egli si fosse, da fedelissimo amore mossa, rimise nelle sue mani. Ma che è? le cose mal fatte e di gran tempo passate sono troppo più agevoli a riprendere che ad emendare: la cosa andò pur così. Egli mi lasciò piccola fanciulla in Palermo, dove, cresciuta quasi com'io mi sono, mia madre, che ricca donna era, mi diede per moglie ad uno da Gergenti, gentile uomo e da bene, il quale per amor di mia madre e di me tornò a stare in Palermo; e quivi, come colui che è molto guelfo, cominciò ad avere alcuno trattato col nostro re Carlo. Il quale sentito dal re Federigo prima che dare gli si potesse effetto, fu cagione di farci fuggire di Cicilia quando io aspettava essere la maggior cavaleressa che mai in quella isola fosse; donde, prese quelle poche cose che prender potemmo (poche dico per rispetto alle molte le quali avevamo), lasciate le terre e li palazzi, in questa terra ne rifuggimmo, dove il re Carlo verso di noi trovammo sì grato che, ristoratici in parte li danni li quali per lui ricevuti avevamo, e possessioni e case ci ha date, e dà continuamente al mio marito, e tuo cognato che è, buona provisione, sì come tu potrai ancor vedere: e in questa maniera son qui, dove io, la buona mercé d'Iddio e non tua, fratel mio dolce, ti veggio.


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