Opere di letteratura italiana e straniera |
Era il caldo grande; per la qual cosa Andreuccio, veggendosi solo rimaso, subitamente si spogliò in farsetto e trassesi i panni di gamba e al capo del letto gli si pose; e richiedendo il naturale uso di dover diporre il superfluo peso del ventre, dove ciò si facesse domandò quel fanciullo, il quale nell'uno de' canti della camera gli mostrò un uscio, e disse: "Andate là entro". Andreuccio dentro sicuramente passato, gli venne per ventura posto il piè sopra una tavola, la quale dalla contrapposta parte sconfitta dal travicello sopra il quale era, per la qual cosa capolevando questa tavola, con lui insieme se n'andò quindi giuso: e di tanto l'amò Iddio, che niuno male si fece nella caduta, quantunque alquanto cadesse da alto; ma tutto della bruttura, della quale il luogo era pieno, s'imbratto. Il qual luogo, acciò che meglio intendiate e quello che è detto e ciò che segue, come stesse vi mostrerò. Egli era in un chiassetto stretto, come spesso tra due case veggiamo, sopra due travicelli, tra l'una casa e l'altra posti, alcune tavole confitte e il luogo da seder posto; delle quali tavole quella che con lui cadde era l'una.
Ritrovandosi adunque là giù nel chiassetto Andreuccio, dolente del caso, cominciò a chiamare il fanciullo; ma il fanciullo, come sentito l'ebbe cadere, così corse a dirlo alla donna, la quale, corsa alla sua camera, prestamente cercò se i suoi panni v'erano; e trovati i panni e con essi i denari, li quali esso non fidandosi mattamente sempre portava addosso, avendo quello a che ella di Palermo, sirocchia d'un Perugino faccendosi, aveva teso il lacciuobo, più di lui non curandosi, prestamente andò a chiuder l'uscio del quale egli era uscito quando cadde. |