NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


Pagina 89
1-40- 80-120- 160-200- 240-280- 320-360- 400-440- 480-520- 560-600- 640-680- 720-745

[Indice]

     Andreucco, non rispondendogli il fanciullo, cominciò più forte a chiamare: ma ciò era niente. Per che egli, già sospettando e tardi dello inganno cominciandosi ad accorgere, salito sopra un muretto che quel chiassolino dalla strada chiudeva e nella via disceso, all'uscio della casa, il quale egli molto ben riconobbe, se n'andò, e quivi invano lungamente chiamò e molto il dimenò e percosse. Di che egli piagnendo, come colui che chiara vedea la sua disavventura, cominciò a dire: - Oimè lasso, in come piccol tempo ho io perduti cinquecento fiorini e una sorella!
     E dopo molte altre parole, da capo cominciò a batter l'uscio e a gridare; e tanto fece così, che molti de' circustanti vicini, desti, non potendo la noia sofferire, si levarono; e una delle servigiali della donna, in vista tutta sonnocchiosa, fattasi alla finestra, proverbiosamente disse: - Chi picchia là giù?

     - Oh - disse Andreuccio - o non mi conosci tu? io sono Andreuccio, fratello di madonna Fiordaliso.
     Al quale ella rispose: - Buono uomo, se tu hai troppo bevuto, va dormi e tornerai domattina; io non so che Andreuccio né che ciance son quelle che tu di'; va in buona ora, e lasciaci dormire, se ti piace.
     - Come? - disse Andreuccio - non sai che io mi dico? Certo sì sai; ma se pur son così fatti i parentadi di Cicilia, che in sì piccol termine si dimentichino, rendimi almeno i panni miei, li quali lasciati v'ho, e io m'andrò volentieri con Dio.
     Al quale ella, quasi ridendo, disse: - Buono uomo, e' mi par che tu sogni - e il dir questo e il tornarsi dentro e chiuder la finestra fu una cosa.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]