NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Di che Andreuccio, già certissimo de' suoi danni, quasi per doglia fu presso a convertire in rabbia la sua grande ira e per ingiuria propose di rivolere quello che per parole riavere non potea; per che da capo, presa una gran pietra, con troppi maggior colpi che prima, fieramente cominciò a percuotere la porta. La qual cosa molti de' vicini avanti destisi e levatisi, credendo lui essere alcuno spiacevole il quale queste parole fingesse per noiare quella buona femina, recatosi a noia il picchiare il quale egli faceva, fattisi alle finestre, non altramenti che ad un cane forestiere tutti quelli della contrada abbaiano addosso, cominciarono a dire: - Questa è una gran villania a venire a quest'ora a casa le buone femine a dire queste ciance; deh! va con Dio, buono uomo; lasciaci dormire, se ti piace; e se tu hai nulla a fare con lei, tornerai domane, e non ci dar questa seccaggine stanotte.

     Dalle quali parole forse assicurato uno che dentro dalla casa era, ruffiano della buona femina, il quale egli né veduto né sentito avea, si fece alla finestra, e con una boce grossa, orribile e fiera disse: - Chi è laggiù?
     Andreuccio, a quella boce levata la testa, vide uno il quale, per quel poco che comprender potè, mostrava di dovere essere un gran bacalare, con una barba nera e folta al volto, e come se del letto o da alto sonno si levasse, sbadigliava e stropicciavasi gli occhi: a cui egli, non senza paura, rispose: - Io sono un fratello della donna di là entro.
     Ma colui non aspettò che Andreuccio finisse la risposta, anzi, più rigido assai che prima, disse: - Io non so a che io mi tegno che io non vegna laggiù, e deati tante bastonate quante io ti veggia muovere, asino, fastidioso ed ebriaco che tu dei essere, che questa notte non ci lascerai dormire persona - e tornatosi dentro, serrò la finestra.


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