NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Giletta di Nerbona guerisce il re di Francia d'una fistola; domanda per marito Beltramo di Rossiglione, il quale contra sua voglia sposatala, a Firenze se ne va per isdegno, dove vagheggiando una giovane, in persona di lei Giletta giacque con lui ed ebbene due figliuoli; per che egli poi, avutala cara, per moglie la tenne.

     N
     EL reame di Francia fu un gentile uomo il quale chiamato fu Isnardo, conte di Rossiglione, il quale, per ciò che poco sano era, sempre appresso di sé teneva un medico chiamato maestro Gerardo di Nerbona. Aveva il detto conte un suo figliuol piccolo senza più, chiamato Beltramo, il quale era bellissimo e piacevole, e con lui altri fanciulli della sua età s'allevavano, tra' quali era una fanciulla del detto medico, chiamata Giletta, la quale infinito amore e oltre al convenevole della tenera età fervente pose a questo Beltramo. Al quale morto il conte e lui nelle mani del re lasciato, ne convenne andare a Parigi, di che la giovinetta fieramente rimase sconsolata: e non guarì appresso essendosi il padre di lei morto, se onesta cagion avesse potuta avere, volentieri a Parigi per veder Beltramo sarebbe andata; ma essendo molto guardata, per ciò che ricca e sola era rimasa, onesta via non vedea. Ed essendo ella già d'età da marito, non avendo mai potuto Beltramo dimenticare, molti, a' quali i suoi parenti l'avevan voluta maritare, rifiutati n'avea senza la cagion dimostrare.

     Ora avvenne che, ardendo ella dello amor di Beltramo più che mai, per ciò che bellissimo giovane udiva ch'era divenuto, le venne sentita una novella, come al re di Francia, per una nascenza che avuta avea nel petto ed era male stata curata, gli era rimasa una fistola la quale di grandissima noia e di grandissima angoscia gli era, né s'era ancor potuto trovar medico, come che molti se ne fossero esperimentati, che di ciò l'avesse potuto guerire, ma tutti l'avean peggiorato: per la qual cosa il re disperatosene, più d'alcun non voleva né consiglio né aiuto. Di che la giovane fu oltre modo contenta, e pensossi non solamente per questo aver ligittima cagione d'andare a Parigi, ma, se quella infermità fosse che ella credeva, leggiermente poterle venir fatto d'aver Beltram per marito. Laonde, sì come colei che già dal padre aveva assai cose apprese, fatta sua polvere di certe erbe utili a quella infermità che avvisava che fosse, montò a cavallo e a Parigi n'andò. Né prima altro fece che ella s'ingegnò di veder Beltramo; e appresso nel cospetto del re venuta, di grazia chiese che la sua infermità gli mostrasse. Il re, veggendola bella giovane e avvenente, non gliele seppe disdire, e mostrogliele.


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