NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     - Si sarete - disse il re - per ciò che la damigella è bella e savia e amavi molto: per che speriamo che molto più lieta vita con lei avrete che con una dama di più alto legnaggio non avreste.
     Beltramo si tacque, e il re fece fare l'apparecchio grande per la festa delle nozze; e venuto il giorno a ciò determinato, quantunque Beltramo mal volentieri il facesse, nella presenzia del re la damigella sposò, che più che sé l'amava. E questo fatto, come colui che seco già pensato avea quello che far dovesse, dicendo che al suo contado tornar si voleva e quivi consumare il matrimonio, chiese commiato al re: e montato a cavallo, non nel suo contado se n'andò, ma se ne venne in Toscana. E saputo che i fiorentini guerreggiavano co' sanesi, ad essere in lor favore si dispose; dove lietamente ricevuto e con onore, fatto di certa quantità di gente capitano e da loro avendo buona provisione, al loro servigio si rimase e fu buon tempo.

     La novella sposa, poco contenta di tal ventura, sperando di doverlo, per suo bene operare, rivocare al suo contado, se ne venne a Rossiglione, dove da tutti come lor donna fu ricevuta. Quivi trovando ella, per lo lungo tempo che senza conte stato v'era, ogni cosa guasta e scapestrata, si come savia donna, con gran diligenzia e sollecitudine ogni cosa rimise in ordine; di che i suggetti si contentaron molto e lei ebbero molto cara e poserle grande amore, forte biasimando il conte di ciò ch'egli di lei non si contentava. Avendo la donna tutto racconcio il paese, per due cavalieri al conte il significò, pregandolo che, se per lei stesse di non venire al suo contado, gliele significasse, ed ella per compiacergli si partirebbe. Alli quali esso durissimo disse: - Di questo faccia ella il piacer suo; io per me vi tornerò allora ad esser con lei che ella questo anello avrà in dito, e in braccio figliuol di me acquistato. - Egli aveva l'anello assai caro, né mai da sé il partiva, per alcuna virtù che stato gli era dato ad intendere ch'egli avea. I cavalieri intesero la dura condizione posta nelle due quasi impossibili cose; e veggendo che per loro parole dal suo proponimento noi potevan rimovere, si tornarono alla donna e la sua risposta le raccontarono. La quale, dolorosa molto, dopo lungo pensiero diliberò di voler sapere se quelle due cose potesser venir fatt'e dove, acciò che per conseguente il marito suo riavesse. E avendo quello che far dovesse avvisato, ragunati una parte de' maggiori e de' migliori uomini del suo contado, loro assai ordinatamente e con pietose parole raccontò ciò che già fatto avea per amor del conte, e mostrò quello che di ciò seguiva: e ultimamente disse che sua intenzion non era che per la sua dimora quivi il conte stesse in perpetuo essilio, anzi intendeva di consumare il rimanente della sua vita in peregrinaggi e in servigi misericordiosi per la salute dell'anima sua; e pregogli che la guardia e il governo del contado prendessero, e al conte significassero lei avergli vacua ed espedita lasciata la possessione, e dileguatasi con intenzione di mai in Rossiglione non tornare. Quivi, mentre ella parlava, furon lagrime sparte assai dai buoni uomini e a lei porti molti prieghi che le piacesse di mutar consiglio e di rimanere; ma niente montarono.


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