La Belcolore brontolando si levò, e andatasene al seppidiano ne trasse il tabarro e diello al cherico e disse: - Dirai così al sere da mia parte: "La Belcolore dice che fa prego a Dio che voi non pesterete mai più salsa in suo mortaio: non l'avete voi sì bello onor fatto di questa".
ll cherico se n'andò col tabarro e fece l'ambasciata al sere; a cui il prete ridendo disse: - Dira'le, quando tu la vedrai, che s'ella non ci presterà il mortaio, io non presterrò a lei il pestello; vada l'un per l'altro.
Bentivegna si credeva che la moglie quelle parole dicesse perché egli l'aveva garrita, e non se ne curò; ma la Belcolore, rimasta scemata, venne in iscrezio col sere e tennegli favella insino a vendemmia; poscia, avendola minacciata il prete di farmela andare in bocca del Lucifero maggiore, per la bella paura entro, col mosto e con le castagne calde si rappattumò con lui, e più volte insieme fecer poi gozzoviglia. E in iscambio delle cinque lire le fece il prete rincartare il cembal suo e appiccicarvi un sonagliuzzo, ed ella fu contenta.
Giornata ottava. Novella II
CALANDRINO IN CERCA DELL' ELITROPIA
Calandrino, Bruno e Buffalmacco giù per lo Mugnone vanno cercando di trovar l'elitropia, e Calandrino se la crede aver trovata; tornasi a casa carico di pietre; la moglie il proverbia ed egli turbato la batte, e a' suoi compagni racconta ciò che essi sanno meglio di lui.
N
ELLA nostra città, la qual sempre di varie maniere e di nuove genti è stata abondevole, fu, ancora non è gran tempo, un dipintore chiamato Calandrino, uom semplice e di nuovi costumi, il quale il più dei tempo con due altri dipintori usava chiamati l'un Bruno e l'altro Buffalmacco, uomini sollazzevoli molto, ma per altro avveduti e sagaci, li quali con Calandrino usavan per ciò che de' modi suoi e della sua simplicità sovente gran festa prendevano. Era similmente allora in Firenze un giovane di mamavigliosa piacevolezza in ciascuna cosa che far voleva, astuto e avvenevole, chiamato Maso del Saggio; il quale, udendo alcune cose della simplicità di Calarino, propose di voler prendere diletto de' fatti suoi col fargli alcuna beffa, o fargli credere alcuna nuova cosa. E per avventura trovandolo un dì nella chiesa di San Giovanni e vedendolo stare attento a riguardar le dipinture e gl'intagli del tabernacolo il quale è sopra l'altare della detta chiesa, non molte tempo davanti postovi, pensò essergli dato luogo e tempo alba sua intenzione: e informato un suo compagno di ciò che fare intendeva, insieme s'accostarono là dove Calandrino solo si sedeva, e faccenda vista di non vederle, insieme cominciarono a ragionare delle virtù di diverse pietre, delle quali Maso così efficacemente parlava come se stato fosse un solenne e gran lapidario. A' quali ragionamenti Calandrino posto orecchie, e dopo alquanto levatosi in piè, sentendo che non era credenza, si congiunse con loro, il che forte piacque a Maso; il quale, seguendo le sue parole, fu da Calandrino domandata dove queste pietre così virtuose si trovassero. Maso rispose che le più si trovavano in Berlinzone, terra de' baschi, in una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce, e avevavisi un oca a denaio e un papere giunta, ed eravi una montagna tutta di formagia parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevam che far maccheroni e raviuoli e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n'aveva: e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve, senza avervi entro gocciol d'acqua.
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