NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


Pagina 207
1-40- 80-120- 160-200- 240-280- 320-360- 400-440- 480-520- 560-600- 640-680- 720-745

[Indice]

     Lo scolare, che ottimamente sapeva e il luogo della donna e la torricella, contento d'esser certificato della sua intenzion, disse: - Madonna, io non fu' mai in coteste contrade, e perciò non so il podere né la torricella; ma se così sta come voi dite, non può essere al mondo migliore. E per ciò, quando tempo sarà, vi manderò la imagine e l'orazione; ma ben vi priego che, quando il vostro disiderio avrete e conoscerete che io v'avrò ben servita, che vi ricordi di me e d'attenermi la promessa. - A cui la donna disse di farlo senza alcun fallo; e preso da lui commiato, se ne tornò a casa.
     Lo scolar lieto di ciò che il suo avviso pareva dovere avere effetto, fece una imagine con sue cateratte e scrisse una sua favola per orazione; e, quando tempo gli parve, la mandò alla donna e mandolle a dire che la notte vegnente senza più indugio dovesse far quello che detto l'avea: e appresso segretamente con un suo fante se n'andò a casa d'un suo amico che assai vicino stava alla torricella, per dovere al suo pensiero dare effetto.

     La donna d'altra parte con la sua fante si mise in via e al suo podere se n'andò; e come la notte fu venuta, vista faccendo d'andarsi a letto, la fante ne mandò a dormire, e in su l'ora del primo sonno di casa chetamente uscita, vicino alla torricella sopra la riva d'Arno se n'andò, e molto dattorno guatatosi, né veggendo né sentendo alcuno, spogliatasi e i suoi panni sotto un cespuglio nascosi, sette volte con la imagine si bagnò, e appresso, ignuda con la imagine in mano, verso la torricella n'andò. Lo scolare, il quale in sul fare della notte col suo fante tra salci e altri alberi presso della torricella nascoso s'era e aveva tutte queste cose vedute, e passandogli ella quasi allato così ignuda, ed egli veggendo lei con la biànchezza del suo corpo vincere le tenebre della notte, e appresso riguardandole il petto e l'altre parti del corpo, e vedendole belle e seco pensando quali infra piccol termine dovean divenire, sentì di lei alcuna compassione; e d'altra parte lo stimolo della carne l'assalì subitamente e fece tale in piè levare che si giaceva, e confortavalo che egli da guato uscisse e lei andasse a prendere e il suo piacer ne facesse: e vicin fu ad essere tra dall'uno e dall'altro vinto. Ma nella memoria tornandosi chi egli era e qual fosse la 'ngiuria ricevuta e per che e da cui, e per ciò nello sdegno raccesosi, e la compassione e il carnale appetito cacciati, stette nel suo proponimento fermo, e lasciolla andare. La donna, montata in su la torre e a tramontana rivolta, cominciò a dire le parole datele dallo scolare, il quale, poco appresso nella torricella entrato, chetamente a poco a poco levò quella scala che saliva in sul battuto dove la donna era, e appresso aspettò quello che ella dovesse dire e fare.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]