NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     La donna, detta sette volte la sua orazione, cominciò ad aspettare le due damigelle, e fu sì lungo l'aspettare che, senza che fresco le faceva troppo più che voluto non avrebbe, ella vide l'aurora apparire; per che, dolente che avvenuto non era ciò che lo scolare detto l'avea, seco disse: - Io temo che costui non m'abbia voluto dare una notte chente io diedi a lui; ma se per ciò questo m'ha fatto, mal s'è saputo vendicare, ché questa non è stata lunga per lo terzo che fu la sua, senza che il freddo fu d'altra qualità. - E perché il giorno quivi non la cogliesse, cominciò a volere smontare della torre, ma ella trovò non esservi la scala. Allora, quasi come se il mondo sotto i piedi venuto le fosse meno, le fuggì l'animo, e vinta cadde sopra il battuto della torre; e poi che le forze le ritornarono, miseramente cominciò a piagnere e a dolersi; e assai ben conoscendo questa dovere essere stata opera dello scolare, s'incominciò a rammaricare d'avere altrui offeso e appresso d'essersi troppo fidata di colui, il quale ella doveva meritamente creder nimico; e in ciò stette lunghissimo spazio. Poi, riguardando se via alcuna da scender vi fosse e non veggendola, rincominciato il pianto, entrò in uno amaro pensiero, a se stessa dicendo: - O sventurata, che si dirà da' tuoi fratelli, da' parenti e da' vicini, e generalmente da tutti i fiorentini, quando si saprà che tu sii qui trovata ignuda? La tua onestà, stata cotanta, sarà conosciuta essere stata falsa; e se tu volessi a queste cose trovare scuse bugiarde, che pur ce ne avrebbe, il maledetto scolare, che tutti i fatti tuoi sa, non ti lascerà mentire. Ahi misera te, che ad una ora avrai perduto il male amato giovane e il tuo onore! - E dopo questo venne in tanto dolore, che quasi fu per gittarsi della torre in terra.


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