NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


Pagina 217
1-40- 80-120- 160-200- 240-280- 320-360- 400-440- 480-520- 560-600- 640-680- 720-745

[Indice]

     E presi i travicelli della scala, la cominciò a drizzar come star dovea e a legarvi con ritorte i bastoni a traverso; e in questo la fante di lei sopravvenne, la quale, nella torre entrata, non potendo più la voce tenere, battendosi a palme, cominciò a gridare: - Oimè, donna mia dolce, ove siete voi?
     - O sirocchia mia, io son qua su: non piagnere, ma recami tosto i panni miei.
     Quando la fante l'udì parlare, quasi tutta riconfortata salì su per la scala già presso che racconcia dal lavoratore, e aiutata da lui in sul battuto pervenne; e vedendo la donna sua, non corpo umano ma più tosto un cepparello innarsicciato parere, tutta vinta, tutta spunta, e giacere in terra ignuda, messesi l'unghie nel viso cominciò a piagnere sopra di lei, non altramenti che se morta fosse. Ma la donna la pregò per Dio che ella tacesse e lei rivestire aiutasse; e avendo da lei saputo che niuna persona sapeva dove ella stata fosse, se non coloro che i panni portati l'aveano e il lavoratore che al presente v'era, alquanto di ciò racconsolata, gli pregò per Dio che mai ad alcuna persona di ciò niente dicessero. Il lavoratore, dopo molte novelle, levatasi la donna in collo, che andar non poteva, salvamente infin fuor della torre la condusse. La fante cattivella, che di dietro era rimasta, scendendo meno avvedutamente, smucciandole il piè, cadde della scala in terra e ruppesi la coscia, e per lo dolor sentito cominciò a mugghiar che pareva un leone. Il lavoratore, posata la donna sopra ad uno erbaio, andò a vedere che avesse la fante, e trovatala con la coscia rotta, similmente nello erbaio la recò, e allato alla donna la pose; la quale veggendo questo a giunta degli altri suoi mali avvenuto, e colei avere rotta la coscia da cui ella sperava essere aiutata più che da altrui, dolorosa senza modo rincominciò il suo pianto miseramente, che non solamente il lavoratore non la poté racconsolare, ma egli altressì cominciò a piagnere. Ma essendo già il sol basso, acciò che quivi non gli cogliesse la notte, come alla sconsolata donna piacque, n'andò alla casa sua, e quivi chiamati due suoi fratelli e la moglie, e là tornati con una tavola, su v'acconciarono la fante e alla casa ne la portarono; e riconfortata la donna con un poco d'acqua fresca e con buone parole, levatalasi il lavoratore in collo, nella camera di lei la portò. La moglie del lavoratore, datole mangiar pan lavato e poi spogliata, nel letto la mise, e ordinarono che essa e la fante fosser la notte portate a Firenze; e così fu fatto.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]