Quivi la donna, che aveva a gran divizia lacciuoli, fatta una sua favola tutta fuor dell'ordine delle cose avvenute, sì di sé e sì della sua fante fece a' suoi fratelli e alle sirocche e ad ogn'altra persona credere che per indozzamenti di demoni questo loro fosse avvenuto. I medici furon presti, e non senza grandissima angoscia e affanno della donna, che tutta la pelle più volte appiccata lasciò alle lenzuola, lei d'una fiera febbre e degli altri accidenti guerirono, e similmente la fante della coscia. Per la qual cosa la donna, dimenticato il suo amante, da indi innanzi e di beffare e d'amare si guardò saviamente, e lo scolare, sentendo alla fante la coscia rotta, parendogli avere assai intera vendetta, lieto, senza altro dirne, se ne passò.
Così adunque alla stolta giovane addivenne delle sue beffe, non altramenti con uno scolare credendosi frascheggiare che con un altro avrebbe fatto, non sappiendo bene che essi, non dico tutti ma la maggior parte, sanno dove il diavolo tien la coda. E per ciò guardatevi, donne, dal beffare, e gli scolari spezialmente.
Giornata ottava. Novella VII
CECCO DI MESSER FORTARRIGO
Cecco di messer Fortarrigo giuoca a Buonconvento ogni sua cosa e i denari di Cecco di messer Angiulieri, e in camiscia correndogli dietro e dicendo che rubato l'avea, il fa pigliare a' villani e i panni di lui si veste e monta sopra il pallafreno, e lui, venendosene, lascia in camiscia.
E
RANO, non sono molti anni passati, in Siena due già per età compiuti uomini, ciascuno chiamato Cecco, ma l'uno di messer Angiulieri e l'altro di messer Fortarrigo. Li quali quantunque in molte altre cose male insieme di costumi si convenissero, in uno, cioè che amenduni i lor padri odiavano tanto si convenivano, che amici n'erano divenuti e spesso n'usavano insieme. Ma parendo all'Angiulieri, il quale e bello e costumato uomo era, mal dimorare in Siena della provesione che dal padre donata gli era, sentendo nella Marca d'Ancona esser per legato del Papa venuto un cardinale che molto suo signore era, si dispose a volersene andare a lui, credendone la sua condizion migliorare; e fatto questo al padre sentire, con lui ordinò d'avere ad uno ora ciò che in sei mesi gli dovesse dare, acciò che vestir si potesse e fornir di cavalcatura e andare orrevole. E cercando d'alcuno il qual seco menar potesse al suo servigio, venne questa cosa sentita al Fortarrigo, il qual di presente fu all'Angiulieri, e cominciò, come il meglio seppe, a pregarlo che seco il dovesse menare, e che egli voleva essere e fante e famiglio e ogni cosa, e senza alcun salario sopra le spese. Al quale l'Angiulieri rispose che menar nol voleva, non perché egli nol conoscesse bene ad ogni servigio sufficiente, ma per ciò che egli giucava, e oltre a ciò s'innebbriava alcuna volta; a che il Fortarrigo rispose che dell'uno e dell'altro senza dubbio si guarderebbe e con molti saramenti gliele affermò, tanti prieghi sopraggiungendo che l'Angiulieri, sì come vinto, disse che era contento.
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