NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Ed entrati una mattina in cammino amenduni, a desinar n'andarono a Buonconvento, dove avendo l'Angiulier desinato ed essendo il caldo grande, fattosi acconciare un letto nello albergo e spogliatosi, dal Fortarrigo aiutato, s'andò a dormire, e dissegli che come nona sonasse il chiamasse. Il Fortarrigo, dormendo l'Angiulieri, se n'andò in su la taverna, e quivi, alquanto avendo bevuto, cominciò con alcuni a giucare, li quali, in poca d'ora alcuni denari che egli avea avendogli vinti, similmente quanti panni egli aveva in dosso gli vinsero: onde egli, disideroso di riscuotersi, così in camiscia come era, se n'andò la dove dormiva l'Angiulieri, e vedendol dormir forte, di borsa gli trasse quanti denari egli avea, e al giuoco tornatosi così gli perdé come gli altri. L'Angiulieri, destatosi, si levò e vestissi e domandò del Fortarrigo: il quale non trovandosi, avvisò l'Angiulieri lui in alcun luogo ebbro dormirsi, sì come altra volta era usato di fare; per che, diliberatosi di lasciarlo stare, fatta mettere la sella e la valigia ad un suo palafreno, avvisando di fornirsi d'altro famigliare a Corsignano, volendo, per andarsene, l'oste pagare, non si trovò danaio: di che il rumore fu grande e tutta la casa dell'oste fu in turbazione, dicendo l'Angiulieri che egli là entro era stato rubato e minacciando egli di farnegli tutti presi andare a Siena. Ed ecco venire in camiscia il Fortarrigo, il quale per torre i panni, come fatto aveva i denari, veniva: e veggendo l'Angiulieri in concio di cavalcar, disse: - Che è questo, Angiulieri? vogliancene noi andare ancora? deh aspettati un poco: egli dee venire qui testeso uno che ha pegno il mio farsetto per trentotto soldi: son certo che egli cel renderà per trentacinque, pagandol testé.


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