NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Era vero che questa giovane era la moglie del maestro, e Bucciolo nol sapeva; e il maestro n'avea già presa gelosia, perché egli dormiva il verno alla scuola, per leggere la notte agli scolari, e la donna sua si stava sola, ella e la fante. Il maestro disse: - Io non vorrei che costui avesse apparato alle mie spese, e per tanto lo vo' sapere. - Per che venendo la sera Bucciolo a lui, disse: - Maestro, io vo. - Disse il maestro: - Va e sia savio. - Soggiunse Bucciolo: - Lasciate fare a me - e partissi dal maestro. Egli aveva messo in dosso una buona panciera, e sotto il braccio una spada, e allato un buon coltello; e non andava come ismemorato. Il maestro, come Bucciolo si fu partito, si gli avviò dietro, e di tutto questo Bucciolo non sapeva niente: il quale giungendo all'uscio della donna, come lo toccò, la donna sì gli aperse e miselo dentro. Quando il maestro s'avvide che questa era la donna sua, venne tutto meno e disse: - Or veggo bene che costui ha apparato alle mie spese. - E si pensò di ucciderlo, e ritornò alla scuola e accattò una spada e un coltello, e con molta furia si ritornò a casa con animo di fare villania a Bucciolo; e giunto all'uscio, cominciò con molta fretta a bussare. La donna era a sedere al fuoco con Bucciolo, sentendo bussar l'uscio, subitamente si pensò che fosse il marito, e prese Bucciolo e nascoselo sotto un monte di panni di bucato, i quali non erano ancora rasciutti, e per lo tempo gli aveva ragunati in su una tavola a piè d'una finestra. Poi corse all'uscio, e domandò chi era. Rispose il maestro: - Apri, che tu lo potrai ben sapere, mala femina che tu sei. - La donna gli aperse, e veggendolo con la spada, disse: - Oimè! signor mio, ch'è questo? - Disse il maestro: - Ben lo sai tu chi tu hai in casa. - Disse la donna: - Trista me! che di' tu? se' tu fuori della memoria? Cercate ciò che c'è, se voi ci trovate persona, squartatemi. Come comincierei io ora a far quello ch'io non fei mai? Guardate, signor mio, che 'l nemico non vi mise a veder cosa che voi perdeste l'anima. - Il maestro fece accendere un torchietto, e cominciò a cercare nella cella tra le botti; e poi se ne venne suso, e cercò tutta la camera e sotto il letto, e mise la spada per lo saccone, tutto forandolo; e brevemente, e' cercò tutta la casa, e non lo seppe trovare. E la donna sempre gli era allato col lume in mano, e spesse volte diceva: - Maestro mio, segnatevi; ché per certo il nemico di Dio v'ha tentato, e havvi mosso. a vedere quello che mai non potrebbe essere; che s'io avessi pelo addosso che 'l pensasse, io m'ucciderei io stessa. E però vi priego per Dio, che voi non vi lasciate tentare. - Per che il maestro veggendo che e' non v'era e udendo le parole della donna, quasi se 'l credette; e poco stante egli spense il torchio e andòssene alla scuola. Onde la donna subito serrò l'uscio, e cavò Bucciolo di sotto i panni, ed accese un gran fuoco, e quivi cenarono un grosso e grasso cappone, ed ebbero di parecchie ragioni vini e così cenarono di grandissimo vantaggio. Disse la donna più volte: Vedi che questo mio marito non ha pensato a niente. - E dopo molta festa e sollazzo, la donna lo prese per mano, e menòllo nella camera, e con molta allegrezza s'andarono a letto, e in quella notte si dierono insieme quel piacere che l'una parte e l'altra volse, rendendo più e più volte l'uno all'altro pace. E passata la disiata notte, venne il giorno; per che Bucciolo si levò e disse: - Madonna, io mi vo' partire; vorrestemi voi comandar niente? - Disse la donna: - Sì, che tu ci torni stasera. - Disse Bucciolo: - Sarà fatto. - E preso commiato, uscì fuori, e andòssene alla scuola, e disse al maestro: - Io v'ho da far ridere. - Rispose il maestro: - Come? - Disse Bucciolo: - Iersera poi che fui in casa colei, ed eccoti il marito, e cercò tutta la casa, e non mi seppe trovare; ella m'aveva nascosto sotto un monte di panni di bucato, i quali non erano ancora rasciutti. E brevemente, la donna seppe sì ben dire che egli se n'andò fuori; talché noi poi cenammo d'un grosso cappone, e beemmo di finissimi vini c on la maggior festa e allegrezza che voi vedeste mai; e così ci demmo vita e tempo infine a dì, E perché io ho poco dormito tutta notte, mi voglio ire a riposare, perch'io le promisi di ritornarvi stasera. - Disse il maestro: - Fa che quando tu vi vai, tu mi facci motto. - Bucciolo disse: - Volentieri - e poi si parti. E 'l maestro rimase tutto infiammato, che per dolore non trovava luogo, e in tutto il dì non poté leggere lezione, tanto aveva il cuore afflitto; e pensòssi di giugnerlo la sera vegnente, e accattò una panciera e una cervelliera. Come tempo fu, Bucciolo non sapendo niente di questo fatto, puramente se n'andò al maestro e disse: - Io vo. - Disse il maestro: - Va, e torna quindi domattina a dirmi come tu avrai fatto. - Rispose Bucciolo: - Il farò. - E quindi s'avviò verso la casa della donna. Il maestro subito tolse l'arme sua, e uscì dietro a Bucciolo quasi presso presso, e pensava di giugnerlo sull'uscio. La donna, che stava attenta, subito gli aperse e miselo dentro, e serrò l'uscio. E 'l maestro subito giunse, e cominciò a bussare e a fare un gran remore. La donna subitamente spense il lume, e mise Bucciolo dietro a sé, e aperse l'uscio e abbracciò il marito, e con l'altro braccio mise fuori Bucciolo, che 'l marito non se n'avvide, E poi cominciò a gridare: - Accorr'uomo, accorr'uomo, che il maestro è impazzato; - e parte il teneva stretto abbracciato. I vicini sentendo questo remore, corsero, e veggendo il maestro essere così armato, e udendo la donna che diceva: - Tenetelo, ch'egli è impazzato per lo troppo studiare - avvisaronsi, e se 'l credettero, che e' fosse fuori della memoria; e cominciarongli a dire: - Eh maestro, che vuoi dire questo? andatevi su il letto a riposare, non v'affaticate più. - Disse 'l maestro: Come mi vo' io riposare, quando questa mala femina ha uno uomo in casa, e io ce lo vidi entrare? - Disse la donna: - Trista la vita mia! domandate tutti questi vicini, se mai s'avvidero pur d'un mal'atto di me. - Risposero tutte le donne e gli uomini: - Maestro, non abbiate pensiero di cotesto, però che mai non nacque la miglior donna di costei, né la più costumata, né con la miglior fama. - Disse il maestro: - Come? che io cel vidi entrare, e so che egli c'è! - Intanto vennero due fratelli della donna; per ch'ella subito cominciò a piagnere, e disse: - Fratelli miei, questo mio marito è impazzato, e dice che io ho in casa uno uomo, e non mi vuole se non morta; e voi sapete bene se io sono stata femina da quelle novelle. - I fratelli dissero: - Noi ci maravigliamo come voi chiamate questa nostra sorella mala femina. E che vi move più ora che l'altre volte, essendo stata con voi tanto tempo quanto ell'è? - Disse il maestro: - Io vi so dire che c'è uno in casa, ed io l'ho visto. - Risposero i fratelli: - Or via, cerchiamo se c'è; e se ci ha, noi faremo di lei si fatta chiarezza e darènle si fatta punizione, che voi sarete contento. - E l'uno di loro chiamò la sorella e disse: - Dimmi il vero, hacci tu persona nessuna in casa? - Rispose la donna: - Ohimè! che di' tu! Cristo me ne guardi, e mi dia prima la morte innanzi ch'io volessi aver pelo che 'l pensasse. Oimè! farei ora quello che non fe' mai nessuna di casa nostra? Non ti vergogni tu pure a dirmelo? - Di che' il fratello fu molto contento, e col maestro insieme cominciarono a cercare. Il maestro se n'andò di subito a questi panni di bucato, e cavò mano alla spada, e dà tra questi panni e vien forando, credendo che Bucciolo vi fosse dentro. Disse la donna: - Non vi dico io ch'egli è impazzato, a guastare questi panni? Tu non li facesti tu. - E così si avvidero i fratelli che 'l maestro era impazzate; e quando egli ebbero ben cerco ciò che v'era, non trovando persona, disse l'uno dei fratelli: - Costui è impazzato; - e l'altro disse: - Maestro, in buona fe', voi fate una grandissima villania a fare questa nostra sorella mala femina. - Per che il maestro ch'era infiammato dentro e sapeva quel ch'era, cominciò a scandalizzarsi forte e dare di parole con costoro, e sempre teneva la spada ignuda in mano. Onde costoro presero un buon bastone i n mano per uno e bastonarono il maestro di vantaggio, in modo che gli ruppero quei due bastoni addosso, e lo incatenarono come matto, dicendo ch'egli era impazzato per lo troppo studiare, e tutta notte lo tennero legato, ed eglino si dormirono con la loro sorella. E la mattina mandarono pel medico, il quale gli fece fare un letto a piè del fuoco, e comandò che non gli lasciassero favellare a persona e che non gli rispondessero a nulla e che lo tenessero a dieta tanto ch'egli rassottigliasse la memoria; e così fu fatto. La voce andò per Bologna, come questo maestro era impazzato, e a tutti ne incresceva, dicendo l'un con l'altro: - Per certo io me n'avvidi infine ieri, perciocch'e' non poteva leggere la lezione nostra. - Alcuno diceva: - Io lo vidi tutto mutate; - sì che per tutti si diceva ch'egli era impazzato, e così si ragunarono per andarlo a visitare. Bucciolo non sapendo niente di queste, venne alla scuola con animo di dire al maestro ciò che gli era intervenuto; e giugnendo, gli fu detto come il maestro era impazzato. Bucciolo se ne maravigliò, e increbbegliene assai, e con gli altri insieme l'andò a visitare. E giugnendo alla casa del maestro, Bucciolo si cominciò a fare la maggior maraviglia del mondo, e quasi venne meno, veggendo il fatto com'egli stava. Ma perché nessuno s'accorgesse di niente, andò dentro con gli altri insieme E giugnendo in sulla sala, vide il maestro tutto rotto e incatenate giacere su 'l letto a piè del fuoco; per che tutti gli scolari si condolsero col maestro dicendo che del caso incresceva loro forte. Onde toccò anche a Bucciolo a fargli motto, e disse: - Maestro mio, di voi m'incresce quanto di padre; e se per me si può far cosa che vi piaccia, fate di me come di figliuolo. - Rispose il maestro e disse: - Bucciolo, Bucciolo, Bucciolo, vatti con Dio, che tu hai bene apparato alle mie spese! - Disse la donna: - Non date cura a sue parole, però ch'egli vagella, e non sa ciò ch'egli stesso si dice. - Partissi Bucciolo e venne a Pietro Paolo e disse: - Fratello mio, fatti con Dio, però ch'io ho tanto apparato, che non voglio più apparare. - E così si partì, e tornòssi a Roma con buona ventura.


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