NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Appena ebbe insino a qui Parcittadino condotto il suo sermone, che lo re si levò dal giuoco, e piglia Parcittadino, e con le pugna e calci, cacciandolo per terra, tante gliene diede, che tutto il pestò; e fatto questo, subito ritornò al giuoco delli scacchi. Parcittadino assai tristo, levandosi di terra, appena sapea dove si fosse; parendogli aver mal speso i passi suoi, e similmente le lode date al re, si stava così tapino, non sapendo che si fare. E pigliando un po' di cuore, volle provare, se dicendo il contrario al re, gliene seguisse meglio, da che per lo ben dire glien'era colto male; incominciando a dire: - Maladetto sia l'ora e 'l dì, che in questo luogo mi condusse, che credendo esser venuto a vedere un nobil re, come la fama risuona, ed io son venuto a vedere un re ingrato e sconoscente: credea esser venuto a vedere un re virtuoso, ed io sono venuto a vedere un re vizioso: credea esser venuto a vedere un re discreto e sincero, ed io sono venuto a vedere un re maligno, pieno di nequizia: credea esser venuto a vedere una santa e giusta corona, ed io ho veduto costui che male per ben guiderdona; e la prova il dimostra, che me piccola creatura, magnificando e onorando lui, mi ha sì concio, ch'io non so se mi potrò più vagliare, se mai al mio mestiero antico ritornare mi convenisse.

     Lo re si lieva la seconda volta più furioso che la prima, e va a una porta, e chiama un suo barone. Veggendo questo Parcittadino, qual egli diventò non è da domandare, perocché parea un corpo morto che tremasse, e s'avviso essere dal re ammazzato; e quando udì io re chiamare quel barone, credette chiamasse qualche justiziere che lo crucifiggesse.


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