NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     E lo guardiano dice: - Elli gridano che la gente è dentro.
     Li Priori rispondono e dicono: - Suona, campanaro, suona, campanaro, all'arme: che sie impeso!.
     Lo campanaro cominciò a sonare all'arme. Le guardie che' erano in piazza pigliarono l'arme, e vanno alle bocche delle vie della piazza, mettendo le catene, gridando: "all'arme, all'arme". Ogni gente, sentendo la campana, usciva fuori armata, pensando essere assaliti dal conte Luzzo; e venendo in piazza, trovarono le guardie a difendere le catene della piazza: li quali gridando: - Chi è la, chi è la? - e chi diceva - Viva messer Ridolfo; - e chi rispondea: - Amici, amici; ed era sì grande lo romore che non s'udìa l'un l'altro, essendo tutto lo populo armato in Piazza, aspettando la gente ad ora ad ora; perocché molti diceano che la gente era dentro, e che era giunta a una chiesa che si chiama San Giorgio, la quale è a mezza via dalla porta alla piazza.

     Vedendo li Priori che niuno non venìa, mandando certi messi verso la detta porta per sapere novelle, e molti ve n'andarono che feciano come il corbo, che mai non tornarono. Fra li quali fu mandato uno frate Antonio dell'ordine di Santo Antonio, il quale avea uno palvese in braccio, con uno battaglio d'una sua campana in collo, il quale il dì innanzi era caduto da una sua campana; andando per sapere del romore, e recarne novelle, ritornando con la imbasciata, lo detto frate cadde sul detto palvese, e perché elli era molto grande che parea uno gigante, non potendo sbracciar lo palvese, non si potea levare, ed era poco dilungi dalla piazza. Un altro stava su la via poco dilungi dalla piazza; udendo il detto fracasso del palvese che facea il detto frate per levarsi e non potea, cominciò a gridare: - A me, brigata, che ecco la gente.


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