NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     E avendo per così fatta forma salate la pentola che quasi mangiare non si potesse, tornando Capodoca a desinare, la prima volta gridò assai con la donna, e in fine conchiuse, se più cadesse in simile follia, gli farebbe Roma e Toma. Di che Bonamico, che ogni cosa sentìa, per adempire il suo proponimento, insalò la seconda volta molto più che la prima. E tornando il marito per desinare, e postosi a mensa, venendo la scodella, il primo boccone fu sì insalato che glilo convenne sputare, e sputate e cominciato a dare alla donna fu tutt'uno, dicendo: - O tu se' impazzata o tu innebbrii, ché tu getti il sale e guasti il cotto per forma, che tornando dalla bottega affaticato, non posso mangiare come fanno gli altri.
     La donna risponde a ritroso; e colui con le battiture si svelenava tanto che 'l romore andò per la contrada, e Bonamico, come vicino più prossimano trasse, ed entrando in casa, disse: - Che novelle son queste?

     Dice Capodoca: - Come diavolo che novelle sono? Questa ria femmina m'ha tolto a consumare, e pare che qui siano le saliere di Volterra, che io non ho potuto due mattine assaggiare del cotto ch'ella abbia fatto, tanto sale v'ha, messo dentro; ed io ho di molto vino d'avanzo! ché n'ho un poco, e costòmmi fiorini otto il cogno e più.
     Dice Bonamico: - Tu la fai forse tanto vegliare che quando ella mette a fuoco, come persona addormentata, non sa quelle ch'ella si fa.
     Finito il romore, dopo molte parole, dice Capodoca: - Per certo io vederò, se tu sei il diavolo. Io tel dico in presenza di Bonamico: fa' che domattina tu non vi metta punto di sale.


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