NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     E così fatto, n'andò in verso Chiodio che l'aspettava, e dice: - Fratel mio, costei m'ha fatto molto stentare, prima che abbia acconsentito al mio volere. Tu ci recasti altrettanto grano quant'io: se tu vuogli essere partecipe di queste beneficio o maleficio che sia, tu te ne puoi andare diritto nella camera, e là senza parlare punto, entra nel letto, e fa ragione d'essere me, ché quanto io, n'ho assai per istanotte.
     Udendo Chiodio questo, non fu sordo; ma prestamente va alla camera, ed entrato nel letto allato alla donna in luogo di Farinello, per tre volte in poco di tempo contentò il suo disio; e partitosi, tornò a Farinello che lo aspettava, e andarono al mulino, donde partiti s'erano. E la donna, credendosi in tutto essere giaciuta con Farinello, si ritornò a casa la mattina per tempo; e donna Collagia ancora la mattina dalla sua vicina si ritornò a casa sua, là dove trovò il letto molto bene sprimacciato.

     Aspettando donna Vanna a casa sua dove la cosa dovesse riuscire, ed ecco Farinello, che sì franco cavaliere era stato, e diceli che tutta notte s'è sentito male al mulino, e che li vada a volgere due uova al fuoco. Dice la donna: - Elle vogliono essere sette.
     Dice Farinello: - Che vuol dir questo? Io non ne voglio se non due.
     Dice la donna: - Elle vogliono pur essere sette.
     E quelli dice: - Hai tu il farnetico?
     La donna risponde: - Farneticato avrai tu.
     Farinello stava come tralunato. Dice la donna: - Traluna bene, ché tu hai bene di che. Tu se' stato stanotte un pro' cavaliere, ché hai macinate sette volte; e sa' ben dove, ma non con cui tu hai creduto, ché io sono stata io, e non monna Collagia quella dove tu hai macinate istanotte sette volte; per tal segnale che, finite le prime quattro, tu ti levasti per andare a pisciare, e poi ritornasti, e tre volte ancora rifacesti il giuoco; sì che io ho avuto quello da te, essendo sconosciuta, che da te conosciuta mai non ebbi. Or mi domandi l'uova, che hai avuto mal di macinato. Tu di' ben vero, ché tu hai macinato su le carni mia; della qual cosa ne se' molto triste, e Dio triste ti faccia, ché mi credi trattare per fancella e vai donando il grano; e io n'ho donato anco un sacco io, e ho fatta migliore spesa con un sacco che tu con due. Così intervenisse a tutti gli altri cattivi, che con vituperio fanno fallo alle loro mogli; e alle loro donne intervenisse, come è intervenuto a me stanotte. Ogni volta che tu vuogli di queste derrate, sempre mi troverai presta a dartene. Sì che va', e macina al tuo mulino, e arai assai che fare; procaccia di vivere, ché n'hai gran bisogno, e non andare infarinando le vedove con la mala ventura che ti vegna.


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