NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     Avvenne per case che Buccio, avendo una notte la guardia, come spesse in molte terre interviene, il detto frate diede posta d'andare a giacere con la detta donna Caterina: e perché de' più de' suoi pari viene un poco di caprino, elli s'avea tratto li panni lini suscidi e aveasi mutate panni lini sottili e bianchissimi. E tutto fatto, e giunto nella camera della donna, andandosi a coricare si cavò le bianche brache e misele sul capezzale. Di che occorse, per alcuno accidente, che Buccio, avendo bisogno d'essere a casa, ebbe la parola dall'officiale della guardia; e giugnendo all'usciò, mettendo la chiave nel serrame, e volgendola per aprirlo, il frate, sentendo il saliscendo, subito si leva, come colui che era destrissimo e sospettoso, e aggrappato la tonaca e gli altri panni, e, non accorgendosi, lasciando le brache, si gettò da una finestra non molto alta dalla via, e meglio che potèo s'andò con Dio.

     Buccio, giunto alla camera, s'andò a posare nel luogo suo, il quale era stato di poco sagrato; e dormito che ebbene egli e la donna (che n'aveano avuto bisogno, si per lo vegliare della guardia e per lo vegliare del culattario) infine a dì chiaro, aprendo la finestra, e veggendo Buccio le brache sul capezzale, credendo che fossono le sue, le prese, per mettersele; e guarda su la cassa, ne vide un altro paio; di che in sé pensando dice: "Che vuol dir questo? Io so bene che io non porto due paia di brache"; e conosciuto che quelle del capezzale non erano le sue, le ripose in una cassa e misesi le sue.


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