NOVELLE ITALIANE DALLE ORIGINI AL CINQUECENTO


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     E standosi tutto dì a questa festa, non andò a suo viaggio, ma fu ritenuto la sera a casa alcuno cittadino, e a cena e albergo. E veduto che ebbe tra la brigata un nuovo gufo, o Golfo che avesse nome, chiese di grazia al signore della magione che con quello Golfo lo facesse dormire la notte; e così gli fu premesso.
     Cenato che ebbono, fu dato la camera ad Agnolo e al Golfo; e, donde Agnolo se l'avesse, o da sé o d'altrui, egli si colicò da piedi con uno mantachetto segretamente, e 'l Golfo da capo, coprendosi molto bene, perché era attempato. Come Agnolo vede che Golfo è per legare l'asino, comincia a soffiare col mantaco sotto il copertoio inverso il Golfo; il quale, come sente il vento, comincia a' dire: - Oimè! Agnolo, ei ci deve avere qualche finestra aperta, ché ci trae un gran vento.

     Dice Agnolo: - Io non sento vento, io non so che tu ti di'; - e stando un poco, e' nisoffia col mantice.
     Il Golfo comincia a gridare, e dice: - Oimè! oh tu di' che 'l non senti; io aggiaccio; - e tira il copertoio, calzandosi con esso attorno attorno.
     Dice Agnolo: - Io non so che tu ti fai; tu mi lievi il copertoio da dosso, e di' che aggiacci; io credo che tu sogni; a me non fa freddo: lasciami dormire, se tu vuogli.
     E come lo vedea posato un poco e per cominciare a dormire, e Agnolo mantacava.
     Il Golfo levasi a sedere sul letto, e grida: - Io non ci voglio stare, e' debbono essere aperti gli usci e le finestre; - e guarda attorno attorno, e poi guatava verso il palco.
     Dice Agnolo: - Golfo, se tu non vuoi dormire, lascia dormire almeno a me.


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