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El dì seguente Carlo soprastette al mangiare più che non soleva, e' poveri stavano a' spettare; e Orlandino v'era venuto e aspettava; ed essendo a cerchio con molti, udiva parlare della grande degnità che era quella dello imperadore; e fra l'altre cose fu uno che disse: - Quando l'imperadore è posto a tavola, el primo tagliere della carne che gli è posto inanzi, se uno povero lo togliesse con la carne, così come egli giugne in tavola, nessuno non gliene direbbe nulla per degnità dello 'mperio. - Quando Orlandino sentì questo, si stette cheto, e quando sentì sonare gli stormenti, n'andò su per la scala. El portinaio non lo voleva lasciare passare per entrare in sala, e cominciarono a fare quistione, tanto che Orlandino gli ruppe il capo; e' baroni se ne risono e dissono villania al portinaio, e fu dimesso uno altro portinaio. E Orlandino si mise in uno canto della sala, e quando lo re Carlo venne per desinare, Orlandino molto lo guatò, e ogni cosa che si faceva, guatava; ed era dinanzi a Carlo molta moltitudine di gentili uomini. E quando egli vidde la vivanda, e Orlandino vidde fare la credenza, si fece inanzi e tolse la prima tazza, ch'era stata posta dinanzi a Carlo, dove era drento capponi e altra carne assai. La tazza era d'ariento dorata, che pareva d'oro, e nel fondo era l'arme di Carlo: e quando Oriandino prese la tazza, el gentile uomo, che serviva di coltello dinanzi a Carlo, volle dare a Orlandino; ma Carlo, vedendo l'ardire d'Orlandino, disse al servidore: - Non fare: lascialo andare. - Ed ebbe Carlo tanto piacere, che rise di voglia quando Orlandino tolse la tazza, perché si versò Orlandino alquanto di brodo in sul petto di quello che era nella tazza. E partito Orlandino, Carlo disse: - Deh vedete quanto ardire ha auto questo valletto! Ed è ancora sì pitetto infante! - E ridendone co' baroni, fu detto a Carlo le quistioni ch'egli aveva fatte con certi bricconi, e come egli aveva rotta la testa al portinaio, e come egli toglieva la roba a certi bricconi e davala a' poveri che non si potevano fare inanzi. Disse il re Carlo: - Per certo egli debbe essere figliuolo di qualche gentile uomo; - e dimandava alcuno della città di cui egli era figliuolo; e non glielo sappiendo dire, uno buono uomo di Sutri disse: - Santa corona, egli è circa a dodici anni che ci arrivò uno soldato, che aveva aspetto, cioè apparenza, d'uno uomo da bene, con una sua femina ch'era gravida; e stettesi in questa terra e la donna partorì questo fanciullo in una grotta, la quale è qui presso, ed è circa di sei anni che quello soldato non ci s'è veduto: o egli se n'andò per disperazione, o egli è morto. Ma questo fanciullo è sempre ito acattando, e alcuna volta ci viene la madre con lui. - E disse molto de' giuochi che aveva fatti co' fanciulli, e come gli avevano fatto una veste bianca e vermiglia a quartieri. Orlandino si tornò con la tazza e con la carne alla madre, la quale come vidde l'arme di Carlo, subito la riconobbe e disse: - Donde hai tu auta questa roba? - Rispose Orlandino la novella che aveva udito. Berta, per mettergli paura, cominciò a dire che s'egli vi tornasse, che quello Carlo lo farebbe pigliare e mettere in prigione, e che egli lo farebbe impiccare per ladro; e ch'egli non vi tornasse. Ed egli disse: - Io non vi tornerò più. - E per quello giorno non tornò alla città.
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